sabato 20 settembre 2014

Grande Mela per Piccoli Nani

mammadeinchina



Durante la prima settimana di settembre, ci siamo regalati un viaggio a New York.
Nonostante alcuni amici mi abbiano rimproverato di non aver deciso di lasciare il piccolo con i nonni in nome di un viaggio a due, per noi era categorico che il nostro primo grande viaggio di famiglia dovesse essere a tre…altrimenti che famiglia è!
Sognavamo da tempo di ripetere quel viaggio che per noi, all'epoca semplici fidanzati, aveva significato molto. Sapevamo che ci saremmo ritornati, ma non avevamo nessun progetto concreto. Magari possibilmente prima che il piccolo compisse due anni, in modo da risparmiare sui biglietti aerei.
E così, complice una domenica di agosto in cui tutti erano già in ferie tranne noi, ci siamo ritrovati a cercare voli e hotel su internet. E, nel giro di una settimana, ad attivarci per fare il passaporto a nostro figlio e prenotare tutto.
Avevo sentito parlare del sito airbnb come molto utile e soprattutto affidabile per prendere in affitto appartamenti, interi o condivisi; ma a dire la verità, per le nostre esigenze, abbiamo ritenuto più comodo e più economico prenotare un hotel.
Non nego di aver lasciato fare a tutto a Lui. Nonostante la voglia di tornare nella Grande Mela fosse enorme, non ero più quella di prima. L'idea di affrontare il tutto "da mamma", mi terrorizzava. Mi sentivo un'egoista che trascinava il proprio cucciolo in un viaggio oltreoceano per il proprio piacere. Che lo portava in una metropoli caotica anziché fare la mamma saggia che a settembre porta i figli al mare a respirare l'aria buona.
Ho passato una settimana di paranoie, ho stressato chiunque alla ricerca di conferme che non arrivavano, ho portato Lui allo sfinimento, lasciandomi poi trascinare, convincendomi a chiudere occhi e valigia...e partire.
E non potevo fare cosa migliore!
I bambini sentono quando i propri genitori sono felici, e si lasciano subito contagiare dallo stato d'animo che li circonda. Sono sicura che buona parte della buona riuscita del viaggio sia dovuta al nostro entusiasmo alle stelle, che abbiamo trasmesso a nostro figlio molto più di quanto sarebbe stato possibile durante una noiosa settimana ad Ostia con i suoceri nonni (non era il piano B, è semplicemente il mio prototipo di vacanza da evitare).


Probabilmente è inevitabile che, con un bambino piccolo, ci siano aspetti del viaggio che possono preoccupare, ma se affrontati uno per volta, ci si renderà conto che è tutto più semplice del previsto.

1) l'aereo: sicuramente un volo lungo può spaventare. Noi non eravamo molto preoccupati riguardo alla durata del viaggio perché nostro figlio, dopo pranzo, dorme in media quattro ore. E dovendo partire a mezzogiorno, ci sentivamo molto tranquilli. Si è infatti addormentato durante il decollo, svegliandosi però dopo sole due ore…e mantenendosi iper attivo per le successive sei ore.
Tuttavia, è sufficiente portarsi qualche gioco, qualche biscotto, stringere amicizia con le altre mamme presenti in aereo (e ovviamente relativi figli piccoli), e si hanno stratagemmi sufficienti per ingannare il tempo. Qualche problema in più l'abbiamo avuto al ritorno, volo prevalentemente notturno, in cui il piccolo ha avuto difficoltà ad addormentarsi…ma alla fine il sonno ha preso il sopravvento e siamo riusciti a dormire tutti: lui, noi, e i nostri vicini!

2) il cibo: io, riguardo l'alimentazione di mio figlio, sono davvero fissata (del resto lo sono anche sulla mia). Sempre alimenti freschi, poco o per niente conditi, verdure tassativamente presenti in ogni pasto e continua varietà di proteine. Tuttavia, sono anche del parere che una settimana di omogeneizzati non possa fare nulla di male se durante tutto l'anno si segue una dieta sana ed equilibrata. Quindi mi sono sbizzarrita con ogni tipo di omogeneizzato (rivalutando molto la Plasmon per questo qui), e per sette giorni il piccolo ha pranzato "da pic nic", senza schifare nulla.
Inoltre, una delle cose belle di New York, è che il salutismo, magari anche solo per moda, è veramente un trend molto seguito. Quindi non c'è angolo in cui non si trovino bar o furgoncini di street food che preparano frullati e centrifughe al momento. E' sufficiente portare sempre il biberon con se, ed ecco che si può integrare la dieta da vacanza con ottimi spuntini salutari.
Per quando riguarda l'alimentazione di noi grandi, a New York c'è da sbizzarrirsi, provando ogni tipo di cucina. Il nostro posto preferito in assoluto, e che si è dimostrato tale anche questa volta, è sicuramente l'Hummus Place. Noi siamo affezionati a quello di Saint Mark's, nell'East Village, ma vi sono anche altri due locali, sempre a Manhattan. Cucina vegana, con vari tipi di hummus e non solo!
Per chi piace la cucina cinese (mano alzata per noi!), ottimo posto è Joe's Shanghai, a China Town, ovviamente. Unica accortezza: arrivare li almeno mezz'ora prima perché c'è sempre una fila lunghissima. Il servizio per fortuna è molto veloce, e i loro xiaolongbao (dumpling) meritano davvero tanto!






3) fuso orario: è proprio vero che i bambini si adattano molto prima di noi! Preciso che il volo all'andata prevedeva uno scalo a Philadelphia. Sorvolando sulla disavventura della coincidenza persa nonostante avessimo già imbarcato i nostri bagagli (negli USA vanno ritirati ad ogni scalo, non c'è l'imbarco automatico), che sono arrivati a destinazione qualche ora prima di noi, fortunatamente nostro figlio si è addormentato prima di salire sul secondo volo, e si è svegliato beato sul letto dell'hotel newyorkese. Sorvolo anche sul fatto che al suo risveglio fossero solo le 3.30 locali, ma mi consolo nuovamente pensando che ci siamo goduti appieno la giornata, addirittura prima dell'alba, salutando i buttafuori dei locali notturni che chiudevano e dando il buongiorno alle prime persone che alle 6 già entravano in palestra!



4) cosa fare: prima di partire ho letto un po' di forum e secondo molti commenti l'unica prospettiva era che "i vostri bambini si faranno lunghe dormite sul passeggino". Ecco, a me questo sarebbe dispiaciuto alquanto. Ci tenevo che il viaggio fosse un momento anche per nostro figlio, non solo per noi. Effettivamente le lunghe dormite ci sono state sicuramente, e hanno fatto bene sia a lui che a noi, ma ci sono stati anche molti momenti vissuti assieme.
Innanzitutto, i marciapiedi sono molto ampi  e - ad eccezione delle aree più turistiche - nemmeno troppo caotici. Quindi, a differenza di quanto faccio a Roma, ho potuto molto spesso lasciarlo scendere dal passeggino e farlo passeggiare liberamente accanto a noi. Ovviamente per lui tutto era ancora più meraviglioso di quanto già lo fosse per noi, e ogni cane, tombino, gradino, erano un motivo per stupirsi e fare una sosta. Ancora più bella, era la reazione dei passanti, che si fermavano di continuo a guardare questo gnappetto italiano gongolare tra le strade del West Village.
Altra cosa meravigliosa che in Italia ce la sognamo sono i parchi gioco per bambini. Tutti fatti benissimo, degnamente recintati, addirittura con giochi ad acqua, dove i bimbi possono giocare #liberidibagnarsi, sotto gli occhi di mamme tranquille e munite di ricambio. E poi, ospiti speciali, gli scoiattoli! Quando mai a Roma li abbiamo visti!!! Diciamo che i tipici "ao, 'ndo vai che te meno" del parco sotto casa, non mi sono di certo mancati!



E poi c'è sempre Central Park, che è una garanzia! E questa volta siamo riusciti a farci anche un giro a Brooklyn. In particolare, la domenica mattina, avremmo dovuto visitare il mercato delle pulci a Williambsburg, ma proprio quella settimana era sostituito da un evento di beneficenza. Poco male, ci siamo goduti un bel panorama lungo il fiume con vista su Manhattan!










Ci sono sicuramente molte altre cose che si possono fare con i bambini, di sicuro musei per piccoli di ogni tipo. Ma è un mio limite, quando viaggio, se non in rare occasioni proprio imprendibili, non ce la faccio a chiudermi all'interno di un edificio…vivo per strada, cammino e respiro il mondo nuovo che mi sta attorno, odori, sapori, scorci, persone, questo è quello che cerco, di cui ho bisogno, di cui mi nutro in ogni viaggio! Per cui, perdonatemi la mancanza.

5) hotel: è risaputo, quando si viaggia con bambini occorre avere qualche accortezza in più. Ma io, che sono l'animo fricchettone della famiglia, non mi arrendo al dover diventare "una comodina". Sono dell'idea di voler insegnare a mio figlio che il bello del viaggio è imparare ad adattarsi, a persone, luoghi e culture. E anche ai posti in cui dormire. Però. Forse l'hotel cinese in China Town dove eravamo stati la volta scorsa non era davvero il caso di prenotarlo. Di sicuro era il più economico anche stavolta, ma i capelli sul letto, a mio figlio proprio no. Anche se per sicurezza avevo portato le lenzuola da casa. E il materasso che scricchiola appena uno muove una gamba no. E nemmeno una piazza e mezza in tre per una settimana. E neanche l'aria condizionata a palla, ovviamente centralizzata, e gli starnuti cronici ogni mattina. Quindi, dopo due giorni in cui abbiamo evitato di pensarci, abbiamo capito che non potevamo continuare a stare li. Così, ogni mattina, su booking, controllavamo l'offerta last minute, prenotavamo, e lasciando i bagagli nella stanza cinese che tanto nessuno sarebbe venuto a pulire, di giorno in giorno ci spostavamo con l'essenziale per la giornata e per la notte successiva. Abbiamo cambiato hotel di continuo, ovviamente mai vicini uno all'altro, scoprendo così nuove strade, nuove prospettive e regalandoci ogni giorno una vacanza diversa…in hotel di tutto rispetto e a prezzi davvero convenienti! (sempre che di conveniente si possa parlare, quando si tratta di New York!). Ci siamo promessi di ricordarci questa tecnica per un prossimo futuro viaggio low cost.




6) lingua: per mio figlio, non mi preoccupavo certamente del problema linguistico, e nemmeno immaginavo che una settimana fosse utile per introdurli l'inglese (anche se lo insegno ai bimbi per lavoro, con lui sono ancora pigra). Quindi, quando al secondo giorno ha ripetuto un mio "bye bye", siamo rimasti entrambi sbalorditi. E ci siamo chiesti cosa imparerebbe se decidessimo di trascorrere li uno o due mesi. Ovviamente era un'ipotesi campata per aria. Ovviamente a noi non piacerebbe. Ovviamente.

I giorni invece sono volati, e siamo rientrati di nuovo in madre patria.
Raramente sono triste alla fine di un viaggio; di solito, la voglia di tornare a casa e far germogliare i semi che ogni nuova esperienza regala, è talmente forte da soppiantare ogni tristezza. Ma non è il caso di New York. Lei non basta mai, te ne vai sempre sentendo che avrebbe ancora tanto da darti, che ci sono ancora tanti semi da raccogliere, che a casa l'atmosfera non è quella giusta per farli germogliare. Perché solo li è così. Quell'atmosfera, altrove, si perde. E la mia è una vera e propria dichiarazione d'amore.




sabato 13 settembre 2014

A volte ritornano. (Sottotitolo: l'essenziale è invisibile agli occhi.)

Sono scomparsa dal blog, come ogni tanto faccio.
Sparire dai social mi rigenera.
Poi torno. Piano piano.
Nel frattempo c'è stata una bella estate.
Ci sono stati tanti viaggi. C'è stata tanta famiglia. Ci siamo stati tanto noi tre. Soprattutto nell'ultimo viaggio.
C'è stata casa dei miei, solo io e il mio piccolo. Poi il Salento, prima volta per noi . Una breve pausa tra le montagne del Cilento, prima di tornare a Roma. C'è stato un altro breve soggiorno dai nonni, mentre papà era al lavoro. E poi il viaggio per eccellenza, la città del nostro cuore che non delude mai, New York. La Grande Mela, stupenda come sempre. Com'è stupendo perdersi tra le strade del West Village, tra i locali dell'East Village, respirare l'atmosfera indescrivibile che solo li sentiamo.
Questa volta eravamo diversi dalla nostra prima volta assieme. Questa volta siamo stati mamma e papà, siamo stati in tre, siamo stati una famiglia.
New York sa essere splendida anche con i bambini. Sa stupire doppiamente quando si guardano i grattacieli con il naso all'insù, perché con lui sembrano ancora più alti. Sa regalare piacevoli pause nei parchi giochi con scoiattoli e giochi ad acqua. E i tombini che fumano fanno sorridere, se ti senti dire "mama, cotta" ("mamma, scotta") da due occhioni sgranati e una manina che indica verso di loro.
E i newyorkesi, veri o adottivi che siano, regalano sempre un sorriso, un "so cute!", o un "hallo, how are you?!" che ti mettono di buon umore, ancora di più, se un di più può essere possibile.
Siamo tornati carichi, con occhi e cuore ancora sognanti.

E a chi mi segue, e soprattutto a chi seguo, sappiate che anche nella mia assenza, vi ho pensate!

giovedì 12 giugno 2014

Album di famiglia


Come ogni nuovo arrivato, è lui, ora, al centro dell'obbiettivo dei più grandi.




Tutti i suoi primi passi, li potete seguire sulla pagina facebook "Il Capellaio". Tra l'altro, è anche l'unico in famiglia ad avere una pagina Facebook tutta sua.

Che dite, se lo merita un "mi piace" di incoraggiamento?! ;)





giovedì 22 maggio 2014

Ecco a voi "Il Capellaio"

Siamo fatti così. A noi le cose fatte con calma non piacciono proprio.

Da ciovani un po' scapestrati, impegnati a rincorrerci per il mondo, ci siamo ritrovati genitori con fissa dimora con un tempismo da record. Giusto i tempi tecnici della gestante, che sarei io. Anticipati anche quelli con un cesareo di urgenza alla 38 settimana.

E così, con la razionalità che ci contraddistingue, dopo due mesi di puri salti mortali, ieri abbiamo dato finalmente il via ufficiale al nostro negozio di parrucchiere.

Martedì mattina ho chiesto a mia suocera se stava "un attimo" con il piccolo in modo che potessi collaborare alla sistemazione finale. Alle 23, mia suocera perdeva di credibilità davanti al nipote ripetendo ormai da ore "mamma arriva presto". Siamo rientrati a mezzanotte, distrutti e senza cena, ma con questa fotografia.



"Il Capellaio", così abbiamo chiamato il nostro secondo figlio, era finalmente pronto!

Ieri abbiamo aperto ufficialmente, per il momento non c'è stata ancora nessuna inaugurazione, ma siamo operativi!

Se vi capita di passare in zona Prati, passateci a trovare! Facciamo anche un buonissimo caffè!


Siamo in via Giuseppe Palumbo, 22!
Info e appuntamenti: 06-97840347

domenica 11 maggio 2014

A tutte le mamme

Anche se non amo le feste comandate, mi ritrovo a scrivere dal telefono in velocità per fare gli auguri a tutte le mamme.
A quelle che seguo costantemente, e a quelle che leggo ogni tanto.
A quelle che passano di qui, più o meno spesso. O semplicemente per caso.
Mi da forza sapere che esiste una rete così forte con cui condividere questo stato meraviglioso chiamato maternità. L'essere mamma e l'essere donna.
Auguri. E grazie. 

lunedì 5 maggio 2014

Un (altro) nuovo inizio, il nuovo inizio

Aprile è stato un mese impegnato. Divertente, e impegnato.
Un mese in cui io e Lui ci siamo sentiti uniti, ancora di più. Uniti in una nuova avventura.
Abbiamo iniziato a dare vita ad un progetto. Il suo progetto, a dire il vero. Ma che piano piano è diventato anche il mio, proprio perchè l'ho sentito da subito "nostro".

Lui è bravo, è un artista. Secondo me, ovvio. Ma non solo.
Io sono di parte, certo. Io che sono stata conquistata dalla magia che sa mettere in un quello che, ai miei occhi, era sempre stato un semplice mestiere pratico. Dalla passione che trasmette quando ha tra le mani un paio di forbici e una testa di capelli. Io che ho sempre chiuso gli occhi lasciandogli carta bianca, come ho fatto nella vita, del resto ;).

Vabbè, chiudiamo la parentesi mielosa, che troppo zucchero fa male!

Era da un bel po' che questa idea girava nell'aria, fino a che ha iniziato a sembrare sempre più tangibile, fino a diventare concreta.
Un posto tutto suo, tutto nostro.
In un mese abbiamo stravolto, di nuovo, la nostra quotidianità.
Un licenziamento da un posto sicuro, a tempo indeterminato.
La scelta della zona, la ricerca di un locale da prendere in affitto.
La creazione di un gruppo lavori fabbro-elettricista-imbianchino-idraulico.
La scelta dell'arredamento, che abbiamo fatto quasi si trattasse di una nostra seconda casa. Secondo il nostro stile, riadattato a salone da parrucchiere.
La scelta del nome, che ha richiesto più tempo di quello di nostro figlio. Il suo, Nicola, era già scritto, non è servito pensarci.
Il logo, i gadget. Per i quali ringrazio un amico, uno di quelli che credevo di aver perso di vista, ma che ha saputo esserci appena ho alzato il telefono.
Le feste, i ponti, che mai come in questo periodo sono stati fastidiosi e intralcianti. Ma che per fortuna ci hanno costretto a staccare la spina, a goderci anche il resto.

Ed ora è quasi tutto pronto. Tra una settimana (o al massimo due) si parte.
La zona mi piace, è lontana da casa, ma è tanto carina. In una via alberata che sbuca su un parco giochi per bambini, così anche lui piccolo è contento di seguire mamma e papà. E vicino tanti bar, di quelli belli dove ti siedi al sole con cappuccino e cornetto, mentre la città si sveglia. (In realtà, mi è bastato il primo scontrino per capire che è meglio fermarsi al bancone!) E in cui puoi ordinare tante centrifughe, che io adoro. Per me è l'occasione per godermi la Roma che sognavo da turista, la vita del centro, un po' romana e un po' internazionale. Come piace a me.

Lui si potrà godere la libertà dell'artista in uno spazio tutto suo. Io ci sarò (con tutto il mio entusiasmo), un po' più dietro le quinte, dividendomi come al solito tra le mille cose che inizio, e che non possono mai essere soltanto una, altrimenti mi annoio.

Sono curiosa di vedere cosa accadrà, come andrà questa avventura. Forse dovrei avere paura, ma non ne ho nemmeno un po'. E' un salto nel buio, ma come al solito in questi casi, l'adrenalina è più forte di tutto il resto. E sono ottimista!



venerdì 18 aprile 2014

La forma di un pensiero

"(...) per vivere pienamente bisogna essere in continuo movimento: solo così ogni giorno può essere diverso dall'altro. Passando per le città, i nomadi pensavano: "Sono davvero poveri quelli che vivono qui: per loro è tutto uguale." Probabilmente, "i cittadini" guardavano i nomadi e pensavano: "Povera gente, non riesce ad avere un posto dove vivere." I nomadi non avevano passato, ma soltanto presente, perciò erano sempre felici (...)" - Paulo Coehlo, Lo Zahir.

domenica 13 aprile 2014

Scoprendo Roma...in tutte le lingue







Ieri sera, con una coppia di amici e il nostro piccoletto, siamo stati a fare una passeggiata in centro, zona   Piazza Navona.
Una cosa che mi ha sempre affascinato di Roma, è come sia popolata a tutte le ore, quindi anche di notte; e non solo di giovani ubriachi e turisti (come accade in molte altre città), ma anche di romani di ogni età che passeggiano e si godono la loro città sotto le stelle.
Ad ogni modo, mi sono resa conto di sapere ben poco della città in cui ora vivo.
Oggi quindi ho googlato un po' (lo so, la cultura wikipediana non è il massimo, ma purtroppo il tempo è quello che è).
Leggendo qua e là, mi è venuta voglia di raccogliere qui le informazioni che spero via via di scoprire, creando una sorta di rubrica "Scoprendo Roma", che mi sia utile per raccontare al cuccioletto più cose possibili sulla sua città, appena sarà abbastanza grande da capirle.

Chiunque avesse qualche aggiunta o precisazione (e ovviamente anche correzione!), si faccia pure avanti!

Piazza Navona nasce come stadio.
Secondo la leggenda, veniva usata per le battaglie navali; in realtà, essendo originariamente concava, veniva semplicemente allagata nel mese di agosto per alleviare le calure estive.
La fontana e la chiesa che la caratterizzano sono opera di due diversi architetti del '600, rispettivamente del Bernini e del Borromini.
La fontana dei Quattro Fiumi è così chiamata perchè rappresenta i quattro fiumi che dovevano stare ai quattro angoli della terra, il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio della Plata.
Data la presunta rivalità tra i due architetti, secondo la leggenda, il Bernini avrebbe fornito alle statue rappresentanti i fiumi, i mezzi per tutelarsi dall'adiacente chiesa di Sant'Agnese in Agone, opera appunto del Borromini. 
Per tale motivo, dunque, il Nilo avrebbe una benda sulla testa, in modo da sottrarsi alla vista della costruzione, mentre il Rio della Plata avrebbe una mano tesa in avanti per ripararsi dall'imminente crollo della costruzione.
In realtà, si tratta solo di una leggenda, dal momento che la fontana è stata costruita prima della chiesa. La benda sulla testa del Nilo è dovuta al fatto che all'epoca non erano ancora state scoperte le sue foci.
E' invece vero che la posizione della statua di Sant'Agnese sulla facciata della chiesa (mano sul petto e espressione del volto), può essere interpretata come segno di sconcerto per l'opera del Bernini.




Dopo questo breve (e magari superficiale) excursus artistico, c'è un altro piccolo progetto personale a cui vorrei dare voce.
Se c'è una cosa che mi manca, è praticare lo spagnolo. Lingua che mi affascina, mi incanta per la sua musicalità, e mi rappresenta più di qualsiasi altra (italiano escluso, ovviamente!).
E quindi vorrei provare a tenermi in esercizio sempre qui, di sicuro farò errori (perdonatemi solo accenti e errori causa tastiera, per il resto "caziatemi" pure!), ma pazienza, ad ora questo è l'unico modo che ho per non perderla.

Piazza Navona naciò como estadio.
La fuente y la iglesia por las quales se carateriza, son obras de dos diferentes arquitectos, Bernini y Borromini.
La fuente de los cuatros rìos se llama asì porque representa los cuatros rìos que tenian que estar a las cuatros esquinas de la Tierra, el Danubio, el Gange, el Nilo y el Rio de la Plata.
Como los dos arquitectos eran rivales entre ellos, segundo la leyenda Bernini hizo que las estatuas que representan los rìos pudieran protegerse de la iglesia de Santa Agnese, obra de Borromini.
Por eso, el Nilo tiene un vendaje sobra la cabeza, para que no vea la iglesia, y el Rio de la Plata tiene una mano adelante para protegerse en caso que la iglesia vaya a caer.
Seguro esta es solo una leyenda, porque la fuente fue construida antes de la iglesia. El Nilo tiene un vendaje porque aun sus bocas no habian sido descubiertas.
De todas formas, es verdad que la posiciòn de la estatua de Santa Agnese en la fachada de la iglesia (por la mano sobre el pecho y la expresion de la cara), puede ser un signal de horror delante la obra de Bernini.




sabato 5 aprile 2014

Teaching English...ma chi io?!





Se esistesse una laurea in "stagistologia applicata", a me probabilmente conferirebbero quella "ad honorem".
Di stage ne ho fatti di ogni tipo e in ogni dove, ovviamente tutti gratuiti. (E per questo, in famiglia, vengo sfottuta parecchio).
C'è stato lo stage al call center delle Ferrovie dello Stato (totalmente inutile), lo stage in un'agenzia di viaggi vicino casa (molto utile perché ho avuto un sacco di tempo per fare i quiz per la patente...superando l'esame di teoria con zero errori), poi come ultimo, lo stage per la società di consulenza a Shanghai (e qui, per la serie "chi la dura la vince"
sono stata finalmente degnata di (udite udite) un contratto di lavoro...sarà mica eccessivo?!).
Prima di questo c'erano stati ovviamente anche altri stage, alcuni credo di averli addirittura dimenticati.
Tramite l'università ne ho fatto uno che prevedeva l'affiancamento degli alunni cinesi nelle scuole superiori, in modo da aiutarli a superare il gap linguistico e culturale tra loro e i compagni italiani. Non si trattava di uno stage obbligatorio, l'avevo cercato io spontaneamente, in nome dell'ambito "fare curriculum", oltre che per cercare di indirizzarmi verso qualche lavoro che mi potesse interessare.
Risultato: avevo dedotto che no, l'insegnamento non faceva per me. Mi ci ero dedicata con passione, ma ritrovarmi davanti a degli adolescenti per nulla collaborativi, che a casa non studiavano e non mostravano il minimo segno di interesse a qualsiasi attività scolastica, mi demoralizzava.  Oltretutto, io volevo continuare a imparare, andare avanti, non fermarmi ad insegnare. All'epoca pensavo che non aveva senso sbattersi a studiare tanto per far fruttare le proprie conoscenze semplicemente insegnandole ad altri. Quindi mi ero detta che nella vita avrei fatto tutt'altro che l'insegnante. E mi sono buttata su un altro tipo di esperienze.
Qualche esperienza e un figlio dopo, le mie esigenze sono cambiate.
La volontà di muovermi, di crescere, e di arricchirsi rimane, ma le necessità e le possibilità sono diverse. Ora ho più bisogno di fermarmi, di lasciarmi più tempo libero, di gestire i miei orari in maniera diversa. E ho lasciato che il mio percorso seguisse un tracciato diverso da quello che avevo pensato. E indovinate cosa mi sono ritrovata a fare?! L'insegnante, appunto.

Tutto è cominciato con la conoscenza di una cara persona, Maria Laura. Lei è argentina, di Buenos Aires, e ora vive a Roma. Lavora grazie a tutto quello che di bello riesce a fare con la sua voce e la sua musica. Io l'ho conosciuta quando mi sono iscritta con mio figlio di appena un mese al suo corso di musicoterapia per bambini da 0 a 12 mesi. Un corso bellissimo e interessante, che ha affascinato mio figlio ogni mese di più, tanto che ora siamo increduli nel vedere quanto gli piaccia tutta la musica in generale.

Tra una chiacchiera e l'altra, Maria Laura mi ha proposto di collaborare con la sua associazione culturale, tenendo dei corsi di inglese per bambini. La cosa assurda è che, proprio qualche mese prima, pensavo che se solo avessi avuto uno spazio a disposizione, mi sarebbe piaciuto far partire dei corsi di lingue per piccoli. E' più forte di me, io ho bisogno di parlare usando qualche lingua straniera, anche facendo figuracce, ma devo farlo! Mi diverte e mi fa sentire libera...e in questo lungo periodo italiano sono in astinenza. Così mi sono lanciata in questa nuova avventura, senza pensarci troppo su!
E la cosa più bella è che mi sto rendendo conto che insegnare non vuol dire solamente fermarsi per condividere con altri le proprie conoscenze, ma è molto di più. E' approfondire la materia che si insegna, perfezionarsi, oltre che imparare a relazionarsi con età diverse, studiare "come fare", è mettersi in gioco sotto più punti di vista. E soprattutto, è rendersi conto di sentirsi utili.

Ho scoperto che esiste un mondo vastissimo dietro all'insegnamento, fatto di tecniche e metodi che mi stanno affascinando.

Consapevole di avere molto e molto da imparare, nel frattempo ricorro a youtube, per giochi e canzoni che di sicuro userò anche con mio figlio, quando sarà il momento!

Ecco come abbiamo imparato a contare durante le ultime lezioni!



Le piccole pesti hanno cantato più volte, ripetendo così serie di numeri che altrimenti sarebbero risultate noiose...e alla fine, caramelle per tutti!!! L'unico effetto collaterale è che potreste trovarvi a canticchiare il ritornello nei momenti più impensabili della giornata!


martedì 1 aprile 2014

"Celo...celo...celo..."

I miei "celo" di oggi:
Tre ore di sonno all'attivo;
Otto ore di lavoro davanti;
Un paio di jeans, perché non mi andava di pensare ai vestiti;
Tanti capelli arruffati, che il parrucchiere in casa non si direbbe proprio che io ce l'abbia (ma sono passati i bei tempi in cui mi faceva la piega all'alba);
Cinque euro nel portafogli, tutti spicci;
Un bracciale costoso con logo, perché gli status symbol salvano sempre l'apparenza, soprattutto quando simboleggiano uno status che non è proprio il tuo;
Una borsa con scritto "coop solidal" con dentro la mia insalata, che rappresenta molto di più il mio status;
Smalto rosso, anche quello salva sempre l'apparenza (ed e' pure in tinta con la scritta solidal);
Tanti pensieri per la testa...

Detto questo, inauguro il mio casual tuesday, faccio spallucce e oggi va così :)! 

Non mi manca proprio niente! Buongiorno a tutti! 

venerdì 28 marzo 2014

Ci sono persone che lasciano il segno

Ieri sera, mentre perdevo la mia solita mezz'ora in bagno tra creme e cremine, mi è venuta in mente la mia responsabile di Shanghai, o come la chiamavo io, la mia Capa.

La mia Capa, G., è la classica donna in carriera: magra magrissima, un po' per grazia ricevuta e un po' per le mille pause pranzo saltate e passate in ufficio; esaurita, perchè lavora a qualsiasi ora del giorno, alla faccia dei fusi orari (e di chi non si rende conto che, se magari in Italia la giornata lavorativa è appena iniziata e il giro quotidiano su FB è appena finito, dall'altra parte del mondo c'è chi sta spegnendo il pc e se ne sta andando bello bello a vedersi i fatti suoi...ma niente, proprio prima dell'ultimo clic, parte una chat infinita su skype (che di solito inizia con "una domanda al volo")); stronza, almeno il necessario perchè i cinesi non facciano solo finta di lavorare (sfatiano il mito dei cinesi stacanovisti, please), e quanto basta per farsi rispettare nel mondo del lavoro, in quanto donna, soprattutto.
Al di fuori dall'ufficio, però, G. è quello che a Roma definirebbero "un tajo".

A lei, diciamo, devo tanto.

Con lei ho fatto il colloquio quando, nel tunnel del post laurea, cercavo almeno uno stage che mi portasse via dalla palude padana pianura padana, nella quale non volevo infognarmi. C'erano lei e un altro tizio, dall'altra parte della web cam, per un colloquio via skype...l'altro tizio aveva scelto un'altra, lei me (almeno così mi disse poi), e così partii alla volta di Shanghai.

E dopo lo stage, fu lei a dirmi che non mi avrebbero dato il lavoro, perchè "ci serve una figura maschile che possa affrontare situazioni lavorative con i cinesi", tipo il karaoke e le cene a gomito alzato (perchè per i cinesi, no grappa, no affari).

E quella volta in cui, uscita dalla Cina per andare ad Hong Kong, non potevo più rientrare perchè avevo sbagliato le carte per il visto, c'era lei, sempre via skype, a dirmi come fare.

Un giorno, poi, dopo mesi che non ci vedevamo, avevamo fissato un aperitivo per raccontarcela un po'. Avevo tante belle novità, un nuovo amore, un lavoro che mi piaceva, avevo cambiato casa e tutto era perfetto. Invece no, appena è arrivata ho esordito con "E' il giorno più brutto da quando sono a Shanghai": la notte prima lui era dovuto partire all'improvviso, e non sapevamo neanche se ci saremmo mai rivisti. Lei ha sorvolato, ha ordinato un doppio giro di frozen margarita, e solo davanti al terzo mi ha detto "dai raccontami"...lasciandomi sfogare come neanche un'amica avrebbe fatto, senza compatirmi, dicendomi solo "vedrai che questo vi unirà ancora di più"...e guardando nostro figlio, penso che aveva ragione.

Poi lei, davanti ad una bottiglia di prosecco, mi ha detto che no, la figura maschile che avevano scelto alla fine non era andata bene, e mi ha offerto il mio primo vero lavoro (alla luce dei fatti, anche l'ultimo, per ora).

Un giorno, le raccontavo di qualche screzio con la casa nuova e i casini con la coinquilina, e si limitò a commentare "secondo me tra un po' vai a convivere con A."...due mesi dopo, io e A., firmavamo il nostro primo contratto di affitto assieme.

Il meglio è venuto nell'ultimo periodo in cui sono stata a Shanghai. Ero stanca della Cina e non sapevo come dirle che volevo tornare in Italia e quindi lasciare il lavoro. Dopo un po' di prove davanti allo specchio (non è vero^^!), a maggio le ho comunicato la mia decisione, dicendole che avrei lasciato passare l'estate, le avrei fatto fare le vacanze tranquilla e me ne sarei andata ad ottobre. Perfetto, mi disse lei.

Una settimana dopo, sono di nuovo disperata nel suo ufficio a dirle che A. deve andarsene da Shanghai entro due settimane, che non me la sento di restare da sola cinque mesi, e che quindi mi sarei limitata a dare i 30 giorni previsti dal contratto e poi l'avrei raggiunto a New York. "Questo mi fa incazzare, ma non ti posso legare alla sedia", è stata la sua risposta.

Due settimane dopo,  per un mal di pancia, mi consiglia di andare a fare una visita alla clinica. Da lì, la chiamo dicendole che sono incinta. La sua risposta? "Guarda che adesso non puoi più bere alcolici". (Risposta entrata nella top list assieme a quella della mia amica/compagna di avventure "Allora non dobbiamo più fare la preparazione al detox day, vado a mangiarmi subito un paninazzo").

Ovviamente, sono partita per l'Italia nel giro di pochi giorni.

L'ultima volta, ci siamo salutate davanti ad un aperitivo. Io bevevo acqua.

"Guai a te se un giorno mi dirai che vuoi tornare in Cina, mi hai fatto perdere dieci anni di vita".

Cara G., se girovagando su internet becchi questo post, sappi che sei una grande, e che si, ti voglio bene.






martedì 25 marzo 2014

Le cose che vorrei



Quando giro di blog in blog, mi soffermo sempre su quelli di persone che, per un motivo o per l'altro, considero affini a me. E leggendo, riscopro aspetti di me che sono sepolti dalla routine quotidiana, o da pensieri che al momento hanno la priorità. E ogni volta penso, ecco, questo lo vorrei fare!
Solo che mi rendo conto che le cose che vorrei fare sono talmente tanti che non so come incastrarle.

Ecco tutto ciò che vorrei fare:

Vorrei viaggiare, tanto, come prima, più di prima...vorrei esplorare il mondo come mi ero promessa di fare, magari non proprio zaino in spalla come ho fatto in passato, ma di sicuro all'avventura, immergendomi in luoghi nuovi, anche sperduti, in tradizioni che non conosco, in culture nuove, vicine e lontane che siano.

Vorrei mangiare bene, sano, dedicarmi alla buona cucina, alla scoperta degli ingredienti, vorrei mangiare meno carne, più verdura, e introdurla nel menù quotidiano di TUTTA la famiglia...si anche nel tuo amore Grande che stai leggendo!

Vorrei essere ecologista, fare la raccolta differenziata al cento per cento, inquinare meno e produrre meno rifiuti.

Vorrei leggere, tanto, di tutto. Trovare il tempo per farlo, passare ancora le ore in libreria, perdermi tra gli scaffali di libri e alla fine acquistarne almeno tre, di generi diversi. Più un classico in lingua originale.

Vorrei essere più in ordine. Vorrei farmi la pulizia del viso, eliminare le occhiaie (e annesse notti insonni, grazie!), farmi la ceretta, avere le unghie sempre in ordine e senza lo smalto scheggiato.

Vorrei costruirmi una bella carriera, non tanto per arricchire il portafoglio (per me è già tanto essere uscita dal tunnel degli stage gratuiti), ma per essere soddisfatta di me stessa.

Ovviamente, in primis, vorrei essere una buona mamma. Non una mamma perfetta, perchè le mamme perfette non esistono e quelle credono di esistere sono noiose. Ma una mamma che riempie di amore e coccole le  giornate di suo figlio, che fa con lui cose belle e stimolanti, che lo fa essere un bambino felice, un bambino normale e felice.

E di pari passo, vorrei essere una brava compagna. Ancora simpatica e divertente, pazza e passionale nonostante le responsabilità e le paranoie da mamma, che non attacca brighe e non (te) le fa attaccare. Che (ti) faccia pensare ogni giorno di essere la (tua) donna perfetta.

Forse è tutto fattibile, o forse non basta una vita per tutti questi vorrei...ma nel frattempo, impegnarsi a realizzarli, è già un bel modo per viversela, la vita.

venerdì 21 marzo 2014

Primavera e buoni propositi


Oggi è il primo giorno di primavera.
L'ho scoperto in un secondo momento a dir la verità, casualmente (o forse no) mi ero già svegliata contenta e piena di buoni propositi. I classici buoni propositi di ogni mio nuovo inizio mentale. 
Io e Lui ci siamo promessi di non litigare più. Quindi, stando ai suddetti propositi, non litigheremo più perché lui vuole guardare guarda la tv appena si siede sul divano, mentre io vorrei parlare. O chiacchierare. O discutere. Dialogare. Confrontarci. Su cosa? Argomento a piacere. Non litigheremo piu' perché lui non conosce il Mantegna e io non so indicare l'Orsa maggiore. O perché lui mangia da MacDonald's e io preparo insalate e zuppe. Probabilmente, litigheremo lo stesso perché lui aggiunge troppo olio e io cucino "sciapo".
Pulcino ha ormai più di un anno, e da due notti non cerca più la tetta. Chissà, forse per la primavera smetterò di essere una Mammucca.
Da lunedì sono anche mentalmente a dieta...non è possibile che negli ultimi due mesi sia ingrassata in proporzione di più che in gravidanza. Oggi volevo comprare le batterie per la bilancia, ma non le ho trovate non le ho cercate; nel frattempo, dato lo scampato pericolo, ho pranzato al MacDonald...ho infranto l'ultimo dei buoni propositi in nome del primo ;).
Ah, vorrei anche leggere un libro in inglese. Consigli?
Oggi è il primo giorno di primavera, c'è un sole bellissimo e fa pure calduccio...da domani si prevedono pioggia e abbassamento delle temperature. Ma i buoni propositi sono i miei, non della primavera.


martedì 18 marzo 2014

Di confronti, di luoghi, di umori

I confronti non si fanno. Te lo insegnano fin da piccola. O almeno a me l'hanno insegnato, mia madre mi ha dato (ha cercato di darmi) un'educazione piuttosto rigida. Anyway, io li faccio sempre. Soprattutto con il passato. Che è sempre migliore del presente, anche quando, nel fu presente, mi faceva schifo (e anche mi fa schifo non si dice).
Tutto questo perché siamo stati su dai miei questo week end. E ogni volta che salgo e poi riscendo, scattano le domande nella mia testa, riguardo a dove voglia effettivamente vivere (teniamo presente che io vaglio sempre l'opzione "tutte le destinazioni").

Vediamo i motivi per vivere al nord:

- la mia famiglia: anche se ho sempre cercato di essere indipendente e di prendere strade che mi portassero lontano dalle mie origini, da quando sono mamma e ho una famiglia tutta mia, sento più che mai il bisogno di stare ben salda alle mie radici...altrimenti mi manca l'equilibrio.
- le amiche, quelle poche e vere: ho sempre cercato di conoscere più gente possibile, più strana e diversa possibile, ma a quasi 30 anni ho finalmente capito che le amicizie vere sono quelle con cui puoi essere sempre te stessa, con cui non serve parlare troppo perché ti capisci con uno sguardo.
- la mentalità un po' più aperta: ho sempre considerato il Veneto l'area più bigotta della Terra, ma invece ora percepisco sprazzi di apertura mentale che ogni volta sono una boccata d'ossigeno. Soprattuto in quanto donna. Roma sarà anche caput mundi, ma per certi versi e' un po' paese del Sud. Al nord, ad esempio, la parola "ex fidanzato" e' contemplata nel dizionario maschile. Qui, sembra che ti devi dimenticare di avere un passato. 
- L'ordine e la disciplina: ahah, li ho sempre odiati...ma quando ti rendi conto che fanno funzionare le cose, li rimpiangi.
- La possibilità di guidare senza tirar fuori le armi da guerra...ma li è colpa mia che mi sono lasciata intimorire dalla guida dei romani.

I motivi per cui invece si sta meglio a Roma sono:
- il clima: qui il cielo e' effettivamente azzurro per almeno 300 giorni l'anno. E quando i miei indossano ancora il secondo maglione davanti la stufa a legna, io passeggio con i sandali godendomi il primo sole
- il cibo: tra pizze scrocchiarelle, pizze al taglio, forni, pasticcerie e gelati, e' impossibile non tornare a casa col sorriso (che scompare quando sali sulla bilancia, ma per ora do ancora la colpa alla gravidanza se la panzetta non è andata via del tutto)
-la solarità della gente: a Roma puoi attaccare bottone con tutti, tutti ti parlano e ti dicono qualcosa (specie se giri con figlio di un anno che indica chiunque)...stai a vedere però cosa poi ne trai da tutta questa solarità superficiale...questo lo vedrò!
- il centro: la passeggiata in centro con e' una vasca per mostrare l'ultimo capo firmato (che nel mio caso potrebbe benissimo essere by Lin Xiu, del negozio cinese sotto casa!), ma una passeggiata a "cazzi tuoi", come ti pare e piace.
- le possibilità di lavoro: di sicuro sono un po' più carine rispetto a quello che avrei trovato su (o almeno mi ci voglio convincere)
- il fervore culturale: cinema, teatri, mostre, eventi...che per ora con bimbo piccolo e fidanzato stacanovista che la sera crolla, non mi posso godere...ma spero verrà il giorno in cui...

Detto questo, sono punto e a capo...razionalizzare fa bene, ma alla fine e' sempre la pancia che decide...e per ora intratteniamola con la pizza senza lasciarla pensare troppo! 

domenica 9 marzo 2014

Scelta di vita


Ultimamente ho sentito più persone parlare di "scelta di vita".
Mi sono ritrovata a pensare se io l'abbia mai fatta, una scelta di vita.
Io che ci impiego ogni volta mezz'ora a scegliere i gusti del gelato, come faccio a fare "la scelta" di vita?! Cioè una, l'unica scelta, che determinerà tutta la mia vita?

Ci sono troppe vite che vorrei vivere, troppe me a cui vorrei dar sfogo..Un giorno vorrei essere una giramondo senza radici e fissa dimora, il giorno dopo vorrei la tranquillità di una vita fatta di routine e piccole cose, per poi a seguire la donna in carriera, l'artista tra le nuvole... diciamo che se dovessi fare delle scelte ponderate riguardo alla vita che vorrei vivere, dovrei chiamare a raccolta tutti i 44 gatti in fila per sei col resto di due, ognuno con le proprie sette vite (o erano nove?!).

Le scelte quelle grandi, importanti, quelle che danno la svolta agli eventi, le ho sempre fatte istintivamente, rendendomi conto solo dopo dell'effettiva importanza che avevano. Forse perchè scegliere fa paura, e se mi fermassi a pensare non mi lancerei mai.

Credo che più che scegliere la vita, lascio che la vita segua le mie scelte.

Ho scelto di studiare cinese senza rifletterci troppo. Era la lingua del momento dicevano, e mi andava.
Poi in Cina ho conosciuto il mio Lui, e la vita ha preso un'altra piega.
Ho scelto che volevo diventare madre e creare un nido tutto nostro, ma nell'immaginario collettivo dei miei neuroni mi vedevo a fare la mamma figa-in un posto figo-facendo cose fighe (leggi tra le righe, avevo già un biglietto per New York per raggiungere lui, e il mio planning era di fare la mamma tra corsi di yoga e centrifughe "to go" in giro per Manhattan). Cara lei!

Bene, a smontare la mia unica scelta di vita ponderata che avessi mai fatto, ci ha pensato subito la ginecologa, che mi ha proibito di prendere un altro aereo prima dei tre mesi; a seguire, il tempo e la voglia di fare yoga se ne sono andati dopo le prime notte insonni, e la bontà delle centrifughe era stata intaccata dalla fobia toxoplasmosi...alè!

Quindi, tornando al punto di partenza, beato chi riesce a fare una scelta di vita e a portarla avanti senza lasciare che la vita stessa scelga di cambiarsi da sola!