mercoledì 30 ottobre 2013

Quel che gira per la testa

Non so cosa sia la crisi post parto, non so nemmeno se esista o se si tratti di suggestione.
Ma allo stesso tempo, penso di averla passata, o forse di esserci ancora nel mezzo.

Forse ho avuto anche quella pre parto. Come tutte, magari. Fatta di ansie e paure per questo salto verso un mondo nuovo e soprattutto ignoto. Le volte in cui ho avuto paura che qualcosa andasse storto. La stranezza nel trovarsi all'improvviso ad affrontare certe paure, mentre la maggior parte delle mie amiche ancora passava il tempo tra lavoro e aperitivi. Il rendersi conto di aver perso all'improvviso la spensieratezza.
Penso che aver avuto troppo tempo da passare sola, senza particolari cose da fare, non mi abbia fatto troppo bene. Che mi abbia portato a pensare troppo, il che non fa sempre bene.

E un accumulo di pensieri (o di seghe mentali), che una volta che mi sono ritrovata con quel fagottino stupendo tra le braccia, a casa, una volta appurato che stava bene, che potevo iniziare a godermelo senza paure...ecco, una volta arrivati al punto del vissero felici e contenti, tutti questi pensieri hanno dato vita a nuove paure, quasi angosce sommesse.

Prima la paura del mondo, di lasciarlo entrare nella vita di mio figlio che per 9 mesi ho protetto nella pancia.
Poi la paura che possa succedere chissà cosa.
La paura del vissero felici e contenti, perchè quando raggiungo qualcosa, ho sempre paura mi venga portato via.
Non so se fa più paura ammetterlo, o tenerselo dentro.
Sono paure stupide, quasi imbarazzanti, non mi piace avere paura, se così effettivamente si può chiamare. Paure che quasi non si fanno sentire per tutto il giorno, e poi la sera, quando tutto inizia a tacere e rallentare, mi accorgo di non essere mai effettivamente rilassata. Di avere sempre qualche pensiero di troppo nella testa, che offusca un po' la serenità che vorrei godermi. Paure che danno vita a superstizioni ancora più stupide.

Forse questa sorta di crisi sta passando, perchè capita sempre più spesso, all'improvviso durante il giorno, che questa patina sparisca, che mi renda conto di quanto tutto possa essere limpido. E bello.

E mi ritrovo ogni volta immensamente felice, nel vedere quanto amore c'è nelle mie giornate, quanto sia bello poter alternare una giornata da mamma ad una da lavoratrice, una mattinata al corso di musica con nani under 1 ad un corso di pilates o una nuotata in piscina, mentre il bimbo è con i nonni. Di quanto sia bello aver di  nuovo il tempo di fare una torta, e poi andare sul brucomela. E poi aspettare che Lui torni dal lavoro. Di quanto sia bello tutto, quando non si ha paura di perderlo, o che venga portato via.

Mi chiedo se sia difficile da spiegare, da capire, o se sia capitato a tutte. O se debba darmi una regolata con le seghe mentali, semplicemente. E magari tornare a lasciarmi andare come facevo prima. Ma è proprio questa la difficoltà. Prima mi lasciavo andare a tutto, lasciavo che il mondo entrasse nella mia vita, ne apprezzavo i rischi, mi faceva sentire viva. Ora ho questa spinta a proteggere, proteggermi, da cosa non so. Magari ci sta anche, ma solo in parte. Ne sono consapevole, ma è facile solo a parole.

So solo che vorrei che questa patina sparisse, del tutto. Perchè sotto c'è il sole, o vorrei godermelo tutto.
E mi dico che sta solo a me, usare il cervello, la razionalità, per sconfiggere questa parte irrazionale che a volte prende il sopravvento. Mi fa bene dirmelo, ripetermelo, convincermi e impurtarmi. Sta solo a me. :-)

venerdì 25 ottobre 2013

Asocialità da social network

Da circa un anno e mezzo, cioè poco dopo il mio rientro in Italia, ovvero nei primi mesi di gravidanza, mi sono cancellata da fb, e diciamo, ho preso le distanze dal mondo dei social network (lo so, poi ho iniziato a scrivere un blog, ma è un'altra cosa).
I motivi sono più di uno:
- non mi andava di rendere così social un momento intimo e personale quale è la gravidanza, e a maggior ragione, ora che è nato il pupo, non mi va che la sua faccina giri su internet...sono un po' malfidente purtroppo, e non voglio "strumentalizzare" la sua faccetta per avere un "mi piace" dall'amico impiccione di turno (minchia come sono polemica!)
- stava diventando una dipendenza, e avevo bisogno di disintossicarmi
- mi innervosiva vedere come la gente usasse fb per creare agli occhi degli altri una vita diversa da quella reale, come a dimostrare che per loro è tutto perfetto, quando sapevo benissimo, in certi casi, che si trattava di fiction immaginarie create ad hoc per imbrogliare forse perfino se stessi. Soprattutto mi rodeva che improvvisamente, tutte fossero li a dimostrare quanto fosse libera e spensierata la vita da "non mamma", fatta di lavori interessanti e super busy, uscite divertenti con le amiche improvvisamente super affiatate, serate e nottate strabilianti. Per me che guardavo il tutto dal divano di casa dei suoceri perchè una casa ancora non ce l'avevamo, con pancione in crescita, fastidi vari, zero amicizie e zero lavoro in una città nuova, non era proprio bellissimo. Continuavo a ripetermi che la nuova vita me la ero scelta, che all'altra ci avevo rinunciato, almeno momentaneamente, perchè non era così appagante come poteva sembrare dall'esterno, ma non ero così convincente con me stessa.

Cosi, mettici anche un fidanzato "un po'" gelosetto, che aveva colto di buonissimo grado, nonchè poi fomentato, la mia avversione ai social network, ho smesso di usare fb.

Devo dire che la cosa non è affatto male: molto meno tempo perso navigando tra i fatti altrui, selezione naturale delle amicizie, presto divise tra chi si ricorda anche che hai un numero di cellulare (in alcuni casi anche di casa!), e chi invece, una volta persa la possibilità di sapere dove vivi, con chi sei, che fai, se sei ingrassata, se la tua vita è figa oppure da sfigata, si dimentica della tua esistenza.

Quindi tutto di guadagnato, sembrerebbe.


Ma l'altro giorno, complice una frase di Vanity Fair, ragionavo sul fatto che ormai non ci incontra più al bar ma su fb. E da qui le seghe mentali.
Io che ero la prima a chiamare le amiche per vedersi al bar, sempre super sociale, da buona figlia unica che a casa si annoiava, non perdevo occasione per sentire chi avesse voglia di uscire, e precipitarmi fuori all'urlo materno di "questa casa non è un albergo"...dicevo, io che sono sempre stata una persona molto molto socievole, ora mi ritrovo ad aver perso un sacco di contatti con persone che magari hanno avuto ruoli importanti nel mio passato, neppure troppo lontano.
Certo, se ci fosse importato un po' di più rispettivamente, avremmo fatto qualche tentativo per sentirci in maniera differente, ma è anche vero che oggi abbiamo tutti (amiche e amici), vite molto diverse, con orari diversi, molte amiche vivono all'estero, alcune a 6 o 7 ore di fuso orario, quindi non sempre è così comodo telefonarsi. E non sempre si ha il tempo di scrivere una mail, specie quando le cose da raccontare si sommano per settimane.

Parlavo ieri sera con un collega di Lui, che ora, in una società così impegnata e appunto, dipendente da internet e social network, è cambiato anche il modo di informarsi su come stanno le altre persone. Molto spesso, nei cinque minuti di tranquillità durante il lavoro, piuttosto che scrivere un sms o chiamare per chiedere "come stai?", è molto più immediato entrare nel profilo fb della persona a cui si pensa, e informarsi su di lei guardando le sue foto, facendo magari capire la propria presenza con un semplice e veloce "mi piace".

E' triste che si sia arrivati a questo punto, ma dato che dubito ormai si possa tornare indietro, mi chiedo se, l'assenza dai social network, possa essere in realtà una saggia decisione in nome di rapporti umani più caldi e ravvicinati, oppure un nuovo modo di risultare asociali. In questo ultimo caso, lungi da me volerlo essere. Ma che fare quindi?!

mercoledì 23 ottobre 2013

Yoga, pilates & co

In principio fu lo yoga. L'ho sperimentato per la prima volta in Cina, e ho scoperto i benefici, sia fisici che mentali. Sei li che cerchi un corso per recuperare un po' te stessa, e ti ritrovi con i muscoli tonici come non avevi mai avuto. Vai a lezione per far riprendere il tuo corpo da un periodo poco salutista, e ti ritrovi con una calma interiore che neppure immaginavi. Fantastico. Era diventato una dipendenza.

Ne farei uno stile di vita, se avessi la possibilità di rimanere nel mio mondo zen, senza incombenze quotidiane che di zen hanno ben poco. E soprattutto se ora, a Roma, trovassi vicino a casa una scuola valida come quella che frequentavo a Shanghai. Ma qui vicino purtroppo solo yoga "da palestre", dove è più una moda che una pratica vera e propria.

Ma la mia schiena è a pezzi, e il torello cresce, e soprattutto vuole stare sempre tra le braccia di mammà...quindi dovrò prendere qualche provvedimento per rimettermi in sesto (e magari per recuperare quegli addominali che sono rimasti in sala parto dopo il cesareo!).

Avevo pensato alla piscina, ma poi ho beccato un corso di pilates proprio davanti casa e mi sono detta, perchè no?! Ho fatto la prova, mi è piaciuto, ho male ovunque da due giorni quindi si presume abbia funzionato! E poi finalmente di nuovo un po' di tempo per me. Staccare da tutto, pensare per un po' solo a me stessa, darsi alle chiacchiere frivole che solo le donne in palestra possono fare (certo nulla batte le chiacchiere dal parrucchiere ma, ahimè, io dal parrucchiere non ci vado più da quando mi ci sono fidanzata eheh!), fingere che il corso duri un po' di più e magari approfittare per infilarci un quarto d'ora di sauna...non sarà lo yoga, ma direi che il pacchetto così confezionato fa bene ugualmente, no?!

sabato 19 ottobre 2013

Latticini o non latticini?

Quest'estate mi sono chiesta se il latte che avevo ripreso a bere dalla gravidanza in poi mi facesse male. Così mi sono documentata su internet, e ho trovato pareri contrastanti riguardo i pro e i contro del latte e dei latticini in generale.
Ci sono siti che prendono posizioni forse un po' estreme, ma che mi hanno fatto un po' riflettere.
Del tipo, alcune correnti di pensiero sostengono che:
- l'uomo è l'unica specie umana che, dopo lo svezzamento dal latte materno, continua ad assumere latte "sottraendolo" ad altre specie;
- il latte vaccino è fatto per far crescere i vitelli, appunto, che hanno però uno sviluppo e una crescita molto più rapidi rispetto all'uomo; quindi il latte in questione, per le sostanze nutritive che contiene, è semplicemente "troppo" per l'essere umano;
- il latte vaccino crea dipendenza (ed è vero!!!), addirittura può portare a forme di depressione.

Ora, queste teorie le ho tratte da siti "vegan", che quindi partono già da delle posizioni ben precise sul tema, però mi hanno abbastanza impressionata. Ho pertanto deciso di eliminare il latte (che prima della gravidanza bevevo raramente), e ridurre drasticamente i latticini.

Fatta eccezione per il parmigiano sulla pasta e la mozzarella sulla pizza (come potrei senza!), non ho quindi toccato latticini per due mesi.

E devo dire che i risultati si sono visti: scomparsa la pancetta (o quasi!), nessun senso di pesantezza e - sarà suggestione psicologica - migliorato anche l'umore!

Poi però lo svezzamento del piccolo ha iniziato a prevedere anche i formaggi teneri, che hanno ripreso a popolare il mio frigo...e un assaggino di qua e uno di la, alla fine sto riprendendo a mangiarli, per nulla soddisfatta di questo mio cedimento.

Allo stesso tempo mi chiedo se valga la pena rinunciare...sono curiosa di sapere cosa ne pensate in merito!

giovedì 17 ottobre 2013

Delusioni italiane

Ed eccoci qui, una settimana prima di iniziare il nuovo promettente lavoro, vengo avvisata che la cosa non si fa più, che hanno deciso che al mio posto ci sarà un'altra persona, di 50 anni, probabilmente più raccomandata di me. Che avevo passato l'estate a prepararmi. E neppure me lo dicono di persona, avvisano la persona che avrei sostituito, dicendole "ambasciator non porta pena".

Questa è l'Italia, questi sono gli italiani. Questo è il rispetto che portiamo per il lavoro altrui. Questa è la correttezza che ci contraddistingue. Ci sono rimasta male, non tanto per il lavoro in se (che cmq mi faceva comodo e mi faceva voglia, intendiamoci), ma soprattutto per la delusione di aver incontrato tanta scorrettezza, per il pensiero di dover aver a che fare con persone del genere in qualsiasi ambito lavorativo.

E anche se oggi ho ricevuto un'altra buona notizia per un altro progetto che avevo in mente, non riesco ad essere felice. Penso che in ogni caso, la gente che incontrerò, sarà sempre dello stesso calibro. Sorridente davanti, ma che da dietro pensa a fregarti o comunque a non portarti rispetto.

E penso alle occasioni che avevo prima, al lavoro di Shanghai che qui me lo sogno. E mio cugino da Dublino che mi parla del tempo perso a farsi sfruttare in Italia, quando ora ha un lavoro e uno stipendio che qui neppure sognava.

E un po' fantastico su come sarebbe stata se prima avessi stretto i denti, se avessi resistito un po' di più a farmi una carriera, a crearmi una vita da expat. Mi immagino a Shanghai, con la mia famigliola, la possibilità di iscrivere mio figlio ad una scuola internazionale, le ambizioni di una posizione lavorativa che qui non esiste, la libertà di uscire ogni sera dopo lavoro, per una cena, un aperitivo, una passeggiata tra i carretti di frutta e di spiedini lungo la strada.

E mi consolo guardando la serie di Sky "Asia Mon Amour", pensando di voler partire di nuovo. Ma sapendo che sotto sotto non avrei più il coraggio di fare questo passo. Ora che siamo in tre, che lui ha dei progetti lavorativi qui, e che non ho più la pazzia del post laurea che mi aveva spinto a partire senza pensarci due volte. E soprattutto ancora non ho capito se ce la farei a fare una vita cosi lontana da genitori e affetti. E a far crescere mio figlio lontano da nonni e origini.

Sarei curiosa di sapere l'opinione di chi questo passo l'ha fatto o pensa di farlo, con figli al seguito magari.

Magari ritorno a fantasticare un po'.