mercoledì 6 novembre 2013

Il Mulino Bianco non esiste

Quando ti alzi la mattina con la voglia di scrivere un post bello e ottimista, perchè fuori c'è il sole, perchè anche se non hai chiuso occhio tutta la notte sei felice.
Perchè anche se sei stata sveglia a pensare, a far vagare la mente chissà dove, tu eri li, abbracciata a lui, che ti scaldava e ti faceva sentire protetta.
Perchè alle 4 di notte la tua amica, in travaglio da ieri, ti scrive "è nato", e rivivi il giorno in cui l'hai mandato tu, quel messaggio. E ancora ti commuovi.
Perchè oggi lavori, e uscirete di casa assieme, lui ti accompagnerà al lavoro e magari farete colazione al bar. La seconda colazione.

Ma poi all'improvviso per una sciocchezza vi innervosite, lui alza la voce, esce da solo e ciao.

E al lavoro alla fine ci vai da sola, col cuore spaccato tra due uomini, il grande che ti ha fatto incazzare appena sveglia, e il piccolo rimasto con la nonna, sentendoti in colpa per avergli rubato gli ultimi venti minuti con mamma e papà.
E anche se poi scatta subito la telefonata, e si cerca di fare pace senza troppo ribadire le ragioni che ognuno ancora è convinto di avere, poi ti rode.
Perchè i colori della bella giornata ormai sono spariti.
Perchè sai che vi amate, di un amore forte, ma sai anche che avete due caratteri altrettanto forti, che si scontrano, che non vogliono cedere. E ti ripeti che, se questo era quello che prima ti piaceva, ti faceva sentire "viva", ora siete due genitori, e non dovrebbe essere più così. Chiami a rapporto la tua parte zen, che se ne va sempre proprio quando serve. E ti senti in colpa, perchè la famiglia che vorresti dare a tuo figlio è quella del Mulino Bianco.
Dove non si litiga, dove va sempre (quasi) tutto bene.
E la notte insonne, che prima non pesava, improvvisamente è un macigno, sul tuo umore, su di te.


mercoledì 30 ottobre 2013

Quel che gira per la testa

Non so cosa sia la crisi post parto, non so nemmeno se esista o se si tratti di suggestione.
Ma allo stesso tempo, penso di averla passata, o forse di esserci ancora nel mezzo.

Forse ho avuto anche quella pre parto. Come tutte, magari. Fatta di ansie e paure per questo salto verso un mondo nuovo e soprattutto ignoto. Le volte in cui ho avuto paura che qualcosa andasse storto. La stranezza nel trovarsi all'improvviso ad affrontare certe paure, mentre la maggior parte delle mie amiche ancora passava il tempo tra lavoro e aperitivi. Il rendersi conto di aver perso all'improvviso la spensieratezza.
Penso che aver avuto troppo tempo da passare sola, senza particolari cose da fare, non mi abbia fatto troppo bene. Che mi abbia portato a pensare troppo, il che non fa sempre bene.

E un accumulo di pensieri (o di seghe mentali), che una volta che mi sono ritrovata con quel fagottino stupendo tra le braccia, a casa, una volta appurato che stava bene, che potevo iniziare a godermelo senza paure...ecco, una volta arrivati al punto del vissero felici e contenti, tutti questi pensieri hanno dato vita a nuove paure, quasi angosce sommesse.

Prima la paura del mondo, di lasciarlo entrare nella vita di mio figlio che per 9 mesi ho protetto nella pancia.
Poi la paura che possa succedere chissà cosa.
La paura del vissero felici e contenti, perchè quando raggiungo qualcosa, ho sempre paura mi venga portato via.
Non so se fa più paura ammetterlo, o tenerselo dentro.
Sono paure stupide, quasi imbarazzanti, non mi piace avere paura, se così effettivamente si può chiamare. Paure che quasi non si fanno sentire per tutto il giorno, e poi la sera, quando tutto inizia a tacere e rallentare, mi accorgo di non essere mai effettivamente rilassata. Di avere sempre qualche pensiero di troppo nella testa, che offusca un po' la serenità che vorrei godermi. Paure che danno vita a superstizioni ancora più stupide.

Forse questa sorta di crisi sta passando, perchè capita sempre più spesso, all'improvviso durante il giorno, che questa patina sparisca, che mi renda conto di quanto tutto possa essere limpido. E bello.

E mi ritrovo ogni volta immensamente felice, nel vedere quanto amore c'è nelle mie giornate, quanto sia bello poter alternare una giornata da mamma ad una da lavoratrice, una mattinata al corso di musica con nani under 1 ad un corso di pilates o una nuotata in piscina, mentre il bimbo è con i nonni. Di quanto sia bello aver di  nuovo il tempo di fare una torta, e poi andare sul brucomela. E poi aspettare che Lui torni dal lavoro. Di quanto sia bello tutto, quando non si ha paura di perderlo, o che venga portato via.

Mi chiedo se sia difficile da spiegare, da capire, o se sia capitato a tutte. O se debba darmi una regolata con le seghe mentali, semplicemente. E magari tornare a lasciarmi andare come facevo prima. Ma è proprio questa la difficoltà. Prima mi lasciavo andare a tutto, lasciavo che il mondo entrasse nella mia vita, ne apprezzavo i rischi, mi faceva sentire viva. Ora ho questa spinta a proteggere, proteggermi, da cosa non so. Magari ci sta anche, ma solo in parte. Ne sono consapevole, ma è facile solo a parole.

So solo che vorrei che questa patina sparisse, del tutto. Perchè sotto c'è il sole, o vorrei godermelo tutto.
E mi dico che sta solo a me, usare il cervello, la razionalità, per sconfiggere questa parte irrazionale che a volte prende il sopravvento. Mi fa bene dirmelo, ripetermelo, convincermi e impurtarmi. Sta solo a me. :-)

venerdì 25 ottobre 2013

Asocialità da social network

Da circa un anno e mezzo, cioè poco dopo il mio rientro in Italia, ovvero nei primi mesi di gravidanza, mi sono cancellata da fb, e diciamo, ho preso le distanze dal mondo dei social network (lo so, poi ho iniziato a scrivere un blog, ma è un'altra cosa).
I motivi sono più di uno:
- non mi andava di rendere così social un momento intimo e personale quale è la gravidanza, e a maggior ragione, ora che è nato il pupo, non mi va che la sua faccina giri su internet...sono un po' malfidente purtroppo, e non voglio "strumentalizzare" la sua faccetta per avere un "mi piace" dall'amico impiccione di turno (minchia come sono polemica!)
- stava diventando una dipendenza, e avevo bisogno di disintossicarmi
- mi innervosiva vedere come la gente usasse fb per creare agli occhi degli altri una vita diversa da quella reale, come a dimostrare che per loro è tutto perfetto, quando sapevo benissimo, in certi casi, che si trattava di fiction immaginarie create ad hoc per imbrogliare forse perfino se stessi. Soprattutto mi rodeva che improvvisamente, tutte fossero li a dimostrare quanto fosse libera e spensierata la vita da "non mamma", fatta di lavori interessanti e super busy, uscite divertenti con le amiche improvvisamente super affiatate, serate e nottate strabilianti. Per me che guardavo il tutto dal divano di casa dei suoceri perchè una casa ancora non ce l'avevamo, con pancione in crescita, fastidi vari, zero amicizie e zero lavoro in una città nuova, non era proprio bellissimo. Continuavo a ripetermi che la nuova vita me la ero scelta, che all'altra ci avevo rinunciato, almeno momentaneamente, perchè non era così appagante come poteva sembrare dall'esterno, ma non ero così convincente con me stessa.

Cosi, mettici anche un fidanzato "un po'" gelosetto, che aveva colto di buonissimo grado, nonchè poi fomentato, la mia avversione ai social network, ho smesso di usare fb.

Devo dire che la cosa non è affatto male: molto meno tempo perso navigando tra i fatti altrui, selezione naturale delle amicizie, presto divise tra chi si ricorda anche che hai un numero di cellulare (in alcuni casi anche di casa!), e chi invece, una volta persa la possibilità di sapere dove vivi, con chi sei, che fai, se sei ingrassata, se la tua vita è figa oppure da sfigata, si dimentica della tua esistenza.

Quindi tutto di guadagnato, sembrerebbe.


Ma l'altro giorno, complice una frase di Vanity Fair, ragionavo sul fatto che ormai non ci incontra più al bar ma su fb. E da qui le seghe mentali.
Io che ero la prima a chiamare le amiche per vedersi al bar, sempre super sociale, da buona figlia unica che a casa si annoiava, non perdevo occasione per sentire chi avesse voglia di uscire, e precipitarmi fuori all'urlo materno di "questa casa non è un albergo"...dicevo, io che sono sempre stata una persona molto molto socievole, ora mi ritrovo ad aver perso un sacco di contatti con persone che magari hanno avuto ruoli importanti nel mio passato, neppure troppo lontano.
Certo, se ci fosse importato un po' di più rispettivamente, avremmo fatto qualche tentativo per sentirci in maniera differente, ma è anche vero che oggi abbiamo tutti (amiche e amici), vite molto diverse, con orari diversi, molte amiche vivono all'estero, alcune a 6 o 7 ore di fuso orario, quindi non sempre è così comodo telefonarsi. E non sempre si ha il tempo di scrivere una mail, specie quando le cose da raccontare si sommano per settimane.

Parlavo ieri sera con un collega di Lui, che ora, in una società così impegnata e appunto, dipendente da internet e social network, è cambiato anche il modo di informarsi su come stanno le altre persone. Molto spesso, nei cinque minuti di tranquillità durante il lavoro, piuttosto che scrivere un sms o chiamare per chiedere "come stai?", è molto più immediato entrare nel profilo fb della persona a cui si pensa, e informarsi su di lei guardando le sue foto, facendo magari capire la propria presenza con un semplice e veloce "mi piace".

E' triste che si sia arrivati a questo punto, ma dato che dubito ormai si possa tornare indietro, mi chiedo se, l'assenza dai social network, possa essere in realtà una saggia decisione in nome di rapporti umani più caldi e ravvicinati, oppure un nuovo modo di risultare asociali. In questo ultimo caso, lungi da me volerlo essere. Ma che fare quindi?!

mercoledì 23 ottobre 2013

Yoga, pilates & co

In principio fu lo yoga. L'ho sperimentato per la prima volta in Cina, e ho scoperto i benefici, sia fisici che mentali. Sei li che cerchi un corso per recuperare un po' te stessa, e ti ritrovi con i muscoli tonici come non avevi mai avuto. Vai a lezione per far riprendere il tuo corpo da un periodo poco salutista, e ti ritrovi con una calma interiore che neppure immaginavi. Fantastico. Era diventato una dipendenza.

Ne farei uno stile di vita, se avessi la possibilità di rimanere nel mio mondo zen, senza incombenze quotidiane che di zen hanno ben poco. E soprattutto se ora, a Roma, trovassi vicino a casa una scuola valida come quella che frequentavo a Shanghai. Ma qui vicino purtroppo solo yoga "da palestre", dove è più una moda che una pratica vera e propria.

Ma la mia schiena è a pezzi, e il torello cresce, e soprattutto vuole stare sempre tra le braccia di mammà...quindi dovrò prendere qualche provvedimento per rimettermi in sesto (e magari per recuperare quegli addominali che sono rimasti in sala parto dopo il cesareo!).

Avevo pensato alla piscina, ma poi ho beccato un corso di pilates proprio davanti casa e mi sono detta, perchè no?! Ho fatto la prova, mi è piaciuto, ho male ovunque da due giorni quindi si presume abbia funzionato! E poi finalmente di nuovo un po' di tempo per me. Staccare da tutto, pensare per un po' solo a me stessa, darsi alle chiacchiere frivole che solo le donne in palestra possono fare (certo nulla batte le chiacchiere dal parrucchiere ma, ahimè, io dal parrucchiere non ci vado più da quando mi ci sono fidanzata eheh!), fingere che il corso duri un po' di più e magari approfittare per infilarci un quarto d'ora di sauna...non sarà lo yoga, ma direi che il pacchetto così confezionato fa bene ugualmente, no?!

sabato 19 ottobre 2013

Latticini o non latticini?

Quest'estate mi sono chiesta se il latte che avevo ripreso a bere dalla gravidanza in poi mi facesse male. Così mi sono documentata su internet, e ho trovato pareri contrastanti riguardo i pro e i contro del latte e dei latticini in generale.
Ci sono siti che prendono posizioni forse un po' estreme, ma che mi hanno fatto un po' riflettere.
Del tipo, alcune correnti di pensiero sostengono che:
- l'uomo è l'unica specie umana che, dopo lo svezzamento dal latte materno, continua ad assumere latte "sottraendolo" ad altre specie;
- il latte vaccino è fatto per far crescere i vitelli, appunto, che hanno però uno sviluppo e una crescita molto più rapidi rispetto all'uomo; quindi il latte in questione, per le sostanze nutritive che contiene, è semplicemente "troppo" per l'essere umano;
- il latte vaccino crea dipendenza (ed è vero!!!), addirittura può portare a forme di depressione.

Ora, queste teorie le ho tratte da siti "vegan", che quindi partono già da delle posizioni ben precise sul tema, però mi hanno abbastanza impressionata. Ho pertanto deciso di eliminare il latte (che prima della gravidanza bevevo raramente), e ridurre drasticamente i latticini.

Fatta eccezione per il parmigiano sulla pasta e la mozzarella sulla pizza (come potrei senza!), non ho quindi toccato latticini per due mesi.

E devo dire che i risultati si sono visti: scomparsa la pancetta (o quasi!), nessun senso di pesantezza e - sarà suggestione psicologica - migliorato anche l'umore!

Poi però lo svezzamento del piccolo ha iniziato a prevedere anche i formaggi teneri, che hanno ripreso a popolare il mio frigo...e un assaggino di qua e uno di la, alla fine sto riprendendo a mangiarli, per nulla soddisfatta di questo mio cedimento.

Allo stesso tempo mi chiedo se valga la pena rinunciare...sono curiosa di sapere cosa ne pensate in merito!

giovedì 17 ottobre 2013

Delusioni italiane

Ed eccoci qui, una settimana prima di iniziare il nuovo promettente lavoro, vengo avvisata che la cosa non si fa più, che hanno deciso che al mio posto ci sarà un'altra persona, di 50 anni, probabilmente più raccomandata di me. Che avevo passato l'estate a prepararmi. E neppure me lo dicono di persona, avvisano la persona che avrei sostituito, dicendole "ambasciator non porta pena".

Questa è l'Italia, questi sono gli italiani. Questo è il rispetto che portiamo per il lavoro altrui. Questa è la correttezza che ci contraddistingue. Ci sono rimasta male, non tanto per il lavoro in se (che cmq mi faceva comodo e mi faceva voglia, intendiamoci), ma soprattutto per la delusione di aver incontrato tanta scorrettezza, per il pensiero di dover aver a che fare con persone del genere in qualsiasi ambito lavorativo.

E anche se oggi ho ricevuto un'altra buona notizia per un altro progetto che avevo in mente, non riesco ad essere felice. Penso che in ogni caso, la gente che incontrerò, sarà sempre dello stesso calibro. Sorridente davanti, ma che da dietro pensa a fregarti o comunque a non portarti rispetto.

E penso alle occasioni che avevo prima, al lavoro di Shanghai che qui me lo sogno. E mio cugino da Dublino che mi parla del tempo perso a farsi sfruttare in Italia, quando ora ha un lavoro e uno stipendio che qui neppure sognava.

E un po' fantastico su come sarebbe stata se prima avessi stretto i denti, se avessi resistito un po' di più a farmi una carriera, a crearmi una vita da expat. Mi immagino a Shanghai, con la mia famigliola, la possibilità di iscrivere mio figlio ad una scuola internazionale, le ambizioni di una posizione lavorativa che qui non esiste, la libertà di uscire ogni sera dopo lavoro, per una cena, un aperitivo, una passeggiata tra i carretti di frutta e di spiedini lungo la strada.

E mi consolo guardando la serie di Sky "Asia Mon Amour", pensando di voler partire di nuovo. Ma sapendo che sotto sotto non avrei più il coraggio di fare questo passo. Ora che siamo in tre, che lui ha dei progetti lavorativi qui, e che non ho più la pazzia del post laurea che mi aveva spinto a partire senza pensarci due volte. E soprattutto ancora non ho capito se ce la farei a fare una vita cosi lontana da genitori e affetti. E a far crescere mio figlio lontano da nonni e origini.

Sarei curiosa di sapere l'opinione di chi questo passo l'ha fatto o pensa di farlo, con figli al seguito magari.

Magari ritorno a fantasticare un po'.

martedì 3 settembre 2013

Il nuovo inizio di Settembre

Sono stata un po' senza scrivere. Ma ero stanca, e avevo voglia di staccare da tutto.
Mi sono anche chiesta se il blog, la vita virtuale, mi portasse via tempo dalla vita reale.
Nel frattempo c'è stata una bellissima vacanza, in Sardegna, con la mia piccola, nuova e dolce famiglia.
Ora è arrivato settembre, e con lui tante nuove idee e nuovi progetti. E i classici buoni propositi che chissà che vengano meno classicamente rispettati.
Settembre è un nuovo inizio, un nuovo anno.
Chissà una nuova vita, all'insegna dell'ottimismo, e che finalmente voglio riprendere in mano, dopo un anno in cui mi sono sentita un po' in balia degli eventi, di una città nuova e a volte un po' ostile, per quanto è grande, dispersiva e caotica.

Ma eccomi qui, di nuovo, carica per tutto quello che ho voglia di fare!

mercoledì 17 luglio 2013

Pensa che ti ripensa.

A volte penso che penso troppo.
Lo penso quando penso in modo ottimista.
Penso che se non passassi tutto il tempo pensando a come risolvere i problemi della vita, magari ce ne sarebbero molti meno, di problemi.

Penso che l'educazione di mio figlio verrà da se, in base al bambino che sarà, a dove vivremo, a cosa saremo. Inutile pensarci troppo adesso, creandomi paranoie e pensieri inutili.
Penso che non dovrei pensare a come risolvere i problemi di coppia. Meglio pensare a viversi la coppia, e i problemi scomparirebbero. Perchè alla base c'è l'amore, che aspetta sempre di uscire tra un pensiero e un altro.
Penso che è inutile rovinarsi il presente pensando a come sarà il futuro, a come lo vivrò, a come lo vivremo. Dovrei vivermi il presente senza pensarci troppo.

Penso che se avessi meno tempo libero per pensare, penserei meno e agirei di più.
Invece spreco il tempo pensando, anzichè vivermelo.

Pensa che ti ripensa, si è svegliato mio figlio. E sto continuando a pensare.
Che pensare troppo fa male, si sa. A volte mi sembra così facile decidere di smettere di farlo. A volte invece proprio non riesco a fermare i pensieri che vagano da soli.

Ma oggi penso che per oggi smetterò di pensare. La vita va vissuta, non solo pensata.


mercoledì 10 luglio 2013

Lacrima facile

Quando ero incinta piangevo per tutto.

Qualsiasi comportamto umano o animale che potesse minimamente colpire la mia sensibilità, mi faceva piangere. Per non dire di qualsiasi scena o immagine che riguardasse maternità, gravidanze, bambini.
E le pubblicità, parliamone. Penso che nessun pubblicitario ambisse ai risultati raggiunti con me durante quei 9 mesi.
La pubblicità del Mc Donald's, in cui lei si accarezzava la pancia aspettando che lui le portasse il vassoio chimico, mi faceva piangere. Che poi mi chiedo quale donna incinta abbia coraggio di mangiare Mc Donald's.
La pubblicità di Calzedonia, quella che "speriamo che sia femmina", che non trasmettono neanche più, la cercavo su you tube, e piangevo. Poi ho scoperto che era maschio, e ho smesso. Di cercarla, non di piangere.

La cosa preoccupante è che questa sindrome del pianto immediato non mi è ancora passata.

Giusto ieri sono stata alla clinica vicino casa a farmi degli esami. C'era una coppia, lei super incinta, aspettavano un maschietto e, come succedeva a me quando ero al loro posto, erano tutti presi dal guardare il mio Bubi.
Oggi sono stata nella stessa clinica a ritirare gli esami. È passato lui con un pacchettino in mano, era nato il bimbo. E come una scema, lacrime agli occhi subito. Ma è possibile?! Li avevo visti ieri per la prima volta!

Meglio che non dica che appena ho potuto, ho iniziato a fare al neo papà domande su come fosse andato il parto, ma ha fatto naturale? ah cesareo, pure io, e come l'avete chiamato? Ah bello, tanti auguri di nuovo, saluta anche lei mi raccomando eh! Neanche le signore che incontro al supermercato, quelle del "ma dorme la notte-allatti tu-bravacomplimentiauguri" son così moleste.

Sarà una dose di ormoni ancora in circolazione? O sarà che una volta entrate nel tunnel non se ne esce più? O sarà che sti romani, come dice Lui, "so' de core", e mi stanno contagiando?! 

Mah, però è bello così dai.

Questa magari me la tengo per la prossima volta!




mercoledì 3 luglio 2013

"La vita è una valigia"


                     




Siamo stati qualche giorno a casa dei nonni. A casa dei miei. A casa mia.

Proprio non ce la faccio a chiamarla "casa dei miei". 
Ci sono state diverse partenze, dalle quali ogni volta sapevo che sarei tornata. 
C'è stata La partenza, dalla quale siamo tornati in due, anzi in tre. Per poi partire di nuovo, alla ricerca di una casa che fosse "nostra", definitiva, per quanto poco ci piaccia la finta certezza di questo aggettivo.
Ma nonostante tutto, quella li, la "casa dei miei", rimarrà per sempre "casa mia". 
Il luogo dove mi ritrovo ogni volta, di cui mi sento parte e che sento parte di me, dove sono amata e amo, dove ogni oggetto ha una storia, un ricordo, un'immagine. Un sapore di infanzia, una scintilla d'adolescenza, la voglia di andarmene, la sicurezza nel tornare.

Ogni volta ritrovo me bambina, che corro in giardino tra coccole e amore. Sento i primi tacchi alti che corrono giù dalle scale. Rivedo i libri sul tavolo prima di un esame.
Ed è tutto malinconicamente bello.

E mi piace tornarci ora, con mio figlio e il mio ragazzo, che proprio non ci piace chiamarci "compagni".
Mi piace guardarmi da fuori, in quelle stanze con loro due, sotto gli sguardi dei miei genitori leggermente invecchiati, teneri come solo gli sguardi dei nonni sanno essere. E stupirmi ogni volta del fatto che stia accadendo veramente. Emozionarmi perchè davvero è potuto succedere.

Sono stati quattro giorni di questo. 
Di famiglia, finalmente estesa e rumorosa come io, figlia unica, avrei sempre voluto.
Di chiacchiere con l'amica di sempre, con cui prima passavo le ore ad analizzare gli attimi, mentre ora abbiamo solo attimi per raccontarci le ore, i mesi, le nostre vite.
Di cene con l'altra amica di sempre, questa volta in sette, questa volta con i nostri cinque uomini totali, compreso l'ultimo arrivato, il suo secondo bimbo conosciuto per la prima volta.
Di calma e lentezza, questa volta concise in pochi giorni, tanto da diventare frenesia. La mia amata frenesia. Che senza non ci so stare.

E mi fa sempre bene tornare. Fare il pieno di tutto e di tutti, mescolare le carte, il presente col passato, renderli una cosa sola. Rendermi conto che è ancora tutto li, che posso stare tranquilla, che non si tratta di una vita passata, di un'altra me. Non c'è una vita di prima e una vita di adesso. E' tutto semplicemente parte integrante della mia vita, di quello che sono, sono semplicemente io. E tutto ciò mi segue, mi completa, mi da forza. Mi segue in ogni percorso, ricordandomi quella che sono. Unendosi al nuovo.


E ora capisco quella frase letta anni fa, "La vita è una valigia".
E' un bagaglio che cresce, si evolve, si arricchisce. Ogni tanto qualcosa è bene lasciarlo fuori, ma ciò a cui tengo, viene tutto via con me.
Ed è meraviglioso.


                   


                   

martedì 25 giugno 2013

Felicità: sconosciute istruzioni per l'uso

E mi sono comprata una camicia, perché nel mio armadio proprio non ce ne sono, di camicie.
Mi sono pure messa le scarpe pseudo serie, quelle che non metto mai perché sono scomode. 
Il tutto per un colloquio. Il primo, dopo più di un anno. Dopo il rientro in Italia, dopo l'aver temuto che la maternità avrebbe cancellato le mie ambizioni lavorative. Il primo sentendomi diversa dentro, affrontato sentendomi mamma. Sentendo di aver comunque un capo a cui rispondere, su cui basare i miei impegni. Un capo non più lungo di 60 cm. Sentendomi più sicura, perché una mamma deve essere più sicura, dimostrare a se stessa di esserlo, anche se poi dentro ha mille dubbi.

Avevo perfino studiato, per questo colloquio. In terrazza, mangiando l'anguria. Come quando preparavo gli esami all'università.

Ed è andato pure bene, a quanto pare. A settembre comincio. A settembre avrò un lavoro.
Certo, sarà per un breve periodo, ma sarà un lavoro nel mio campo, non un ripiego. E sarà pure di poche ore a settimana, che non mi dispiace affatto, essendo mio figlio ancora piccolo, e non avendo voglia di separarmi da lui per tutto il giorno.

Mentre io colloquiavo (?!), i miei due uomini sono stati a farsi un giro per negozi. Non mi hanno preso nessun regalino (tze'), ma erano li fuori ad aspettarmi, a fare il tifo per me.
E non c'è stato niente di più bello, una volta uscita, che raggiungerli e dar loro la bella notizia. Abbracciare il mio bambino, il suo profumo di latte, il suo sapore, la sua tenerezza, la sua innocenza.

E non aver voglia di andare a cena fuori, come avevamo pensato, ma correre a casa, e preparare la pizza.
Mangiarla mentre il nostro cucciolo dormiva già, con la lucetta accesa, e il suo cuscino stretto tra le manine, come ha imparato a fare mentre dorme.
Preparare un caffè shakerato, che è finito con un "ma perché ar nord ve la tirate anche pe' un caffè che se lo allungavi con l'acqua e lo bevevi dopo 5 minuti faceva schifo uguale?!" (Cit.)... Ma va bene così!

E poi le chiacchiere sul divano, e la piacevole riscoperta di avere accanto un compagno che mi sa capire, che piano piano impara a starmi accanto lasciandomi libera, rispettando le mie esigenze, la mia strada, percorrendola con me senza scavalcarla.
Perché è così che mi ha conquistata.
Perché non sono facile, lo so, ma lui ha trovato fin da subito il mio libretto di istruzioni.

E realizzare così che sono f....che sono fel...felic...mi fa paura ammetterlo.
Mi ha sempre fatto paura la felicità, ho paura di perderla nel momento in cui la riconosco. Paradossalmente, sono più ottimista quando le cose vanno male, perché penso che a quel punto possano solo migliorare. 
Mia madre mi ha sempre rimproverato di non sapermi godere quello che ho, di crearmi paranoie inutili per rovinarmi i bei momenti, le belle cose che raggiungo e che la vita mi regala. Mi sa che ha ragione. Togliamo pure il mi sa.

Forse sarà la paura, non lo so. Di sicuro, da quando sono mamma, le paranoie sono aumentate, forse perché proporzionali alla felicità. E alla conseguente paura di rovinarla.

Ma mi sono detta che basta, che senso ha essere felici se non ci si prende la libertà di goderselo?!
In fin dei conti, la felicità è contagiosa, e può solo attirarne dell'altra, se mai sia possibile aggiungerne.

E quindi ok, lo ammetto...sono felic...quella cosa li!

sabato 15 giugno 2013

Un anno fa

Un anno fa era venerdì.
Un anno fa era periodo di festeggiamenti, di saluti agli amici di Shanghai che chissà quando avrei rivisto.
Nella casella di posta un biglietto per New York, per raggiungere Lui che era stato trasferito per lavoro.
Nella mia testa, l'eccitazione per il nuovo e l'ignoto, per l'ennesima nuova esperienza. Per il mio solito fare tabula rasa e ricominciare da capo. Con me stessa come priorità.

Un anno fa ero in ufficio, e quel mal di pancia non mi convinceva. Mi incuriosiva e mi elettrizzava.
"Chissà se...ma no dai non può essere...però se fosse...che figo...aiuto...che figo...".

Chissà perchè, anzichè andare a casa, quel giorno ho chiamato la clinica convenzionata con l'assicurazione da expat.

Un anno fa, sola in una clinica di Shanghai, leggevo "positive", accorgendomi solo dopo che ad inizio riga compariva "pregnancy test".

E piangevo, ridevo, piangevo, ridevo...allora era vero, era figo, ma faceva anche paura.
E la scheda cinese non mi faceva chiamare all'estero.
E allora Whatsappavo al papà: "sono incinta". E lui quasi sveniva. E poi gli rubavano la bici.

E di colpo il nuovo e l'ignoto assumevano tutt'altra forma.
Non più quella della grande mela, ma la forma di quel piccolo fagiolino che tutto ad un tratto si era materializzato dentro di me.

Ed ecco che di colpo la priorità non era più me stessa.
Era trattarti bene, nutrirti, non prendere le buche in bici, non sollevare gli scatoloni del trasloco.
Era anticipare il biglietto aereo, cambiare destinazione, portarti dove potevamo stare tranquilli.
Era calmarmi, smetterla di ricercare qualcosa altrove, era fermarmi.

E un anno dopo, tu stai dormendo nel tuo lettino. Con le manine blocchi il ciuccio che stava per cadere.
E penso a quanta strada è stata fatta in un solo anno. Che per una volta non è fatta di Km, ma di emozioni, di crescita, di evoluzione.
E mi stupisco di come sia riuscita a costruire, anzichè fare tabula rasa.

E penso a quando ti racconterò questa storia. E forse mi commuoverò anche quella volta.



martedì 11 giugno 2013

Week end fuori porta: Sperlonga.

Quando abitavamo in Cina, essendoci più periodi di vacanza ripartiti durante l'anno, ci siamo fatti un bel po' di viaggi che magari un giorno racconterò.

Ora che è più difficile organizzare lunghi spostamenti, appena possiamo scappiamo per dei week end fuori porta. Stiamo così riscoprendo le meraviglie che l'Italia ci offre, e che molto spesso ignoriamo, nella continua ricerca di voli low cost verso destinazioni oltre confine.

Questa settimana, visto il sole che finalmente sembrava fare capolino, abbiamo deciso di andarcene al mare, con la scusa di far respirare "aria buona" al piccoletto.

E così siamo andati a Sperlonga, piccolo borgo medievale a due passi dal mare, situato a metà strada tra Roma e Napoli.

Da un anno a questa parte, la veneta polentona che è in me, abituata da sempre alle estati sul litorale Adriatico, è stata iniziata alle vacanze sul mar Tirreno. E devo dire che la cosa mi piace parecchio.
Le coste sono fantastiche, le spiagge molto carine e solitamente il paesaggio è completato da piccoli borghi arroccati sulle montagne che guardano il mare.

Sperlonga è esattamente questo.



Purtroppo la prima giornata di mare è stata rovinata dal tempo, e quindi abbiamo approfittato per visitare il centro storico. E qui la sorpresa.
Un borgo carinissimo, fatto di vicoli, scalinate nascoste, scorci stupendi.
Essendo un po' complicato affrontare i continui sali scendi con passeggino al seguito, ho lasciato padre e figlio ad un aperitivo tra uomini e mi sono avventurata in quel piccolo labirinto, scattando un sacco di foto.

                               

                                   



Il giorno dopo, il sole e il mare azzurro hanno completato l'opera, regalandoci una giornata fantastica.
Relax, cibo buono, e tante coccole.


                                   


                                   

martedì 28 maggio 2013

Girovagando tra vicoli e pensieri

                   


Una giornata di sole, finalmente. Un lunedì qualunque.
Un giro per Roma alla scoperta di uno dei miei quartieri preferiti.

Se c'è una cosa che mi manca dei miei luoghi d'origine è la vicinanza con Venezia. E' Venezia.
L'ho frequentata per dieci anni tra scuola e università, ci ho vissuto due anni condividendo una stanza con tre amiche pur di respirarne appieno l'atmosfera.
Le calli, gli odori, la vita di strada, i panni stesi, le voci che si sentono da un balcone all'altro.
Venezia è una zingara, una selvaggia. Ti rapisce, ti imbroglia, ti ubriaca nel suo labirinto.
E ti tiene li, a viverne l'essenza.

Roma invece è una signora, maestosa, elegante, avvolgente. Ti offre le sue piazze, la sua imponenza, la sua storia. Magari con un po' di superiorità. Ma appena le dai un po' più di confidenza, ti apre i suoi angoli più segreti, i suoi vicoli, gli angoli, gli scorci. Ti apre il suo cuore come te lo apre la sua gente.
Ed è bello scoprirne il lato popolare, fatto di cielo azzurro e pizza bianca, di momenti semplici e persone vere.


                   

Fichi d'india e sentirsi al sud.



                   

La saracinesca abbassata di un negozio di alimentari in pieno giorno. Mi sa di ritmi tranquilli, di siesta, di estate.


                    

Er nasone.

giovedì 23 maggio 2013

E' sempre l'ora di viaggiare

Siamo stati a Londra per il compleanno di papà.

Primo viaggio in aereo per il lui piccolo. Primo viaggio da genitori per noi.

Ero un po' agitata, devo dire la verità, ma alla fine è andata.

Ho capito cosa significa stare dall'altra parte, ovvero nei panni di quei mostri che portano bambini urlanti sull'aereo, che potrebbero stare a casa loro e invece decidono di viaggiare con prole al seguito...che gente!

Fortunatamente gli altri passeggeri non ci hanno odiato più di tanto, anche se già ai controlli di sicurezza immaginavo il fumetto sulle loro teste "che palle speriamo che questi non siano con noi".
Abbiamo addirittura trovato chi ha chiesto di sedersi sul sedile accanto ai nostri.
E solo in quel momento ho realizzato che, effettivamente, non era ancora libero perché ci avevo appoggiato la borsa.

Viaggiare con un neonato non è certo come viaggiare da soli.

Non esci la mattina dall'hotel sapendo che camminerai instancabilmente tutto il giorno e che deciderai momento per momento dove andare e cosa vedere.
Non sei libero di fermarti dove vuoi e quando vuoi.
Non puoi fermarti a farti una birretta, e poi una cena romantica, e poi un'altra birretta, e poi chissà.

Ci sono le pause allattamento, le pause pannolino (a conferma che i bagni del Mc Donalds sono sempre la soluzione migliore, ad ogni età e in ogni dove), i pianti che scoppiano proprio quando stavi entrando in quel negozietto che da fuori sembrava tanto carino, o quando ti portano al tavolo quella combinazione di hummus&cruditè che stavi tanto aspettando.

Ma devo dire che il piccolino è stato bravo. Chissà se si sia reso conto di essere in un posto nuovo e lontano da casa.

Io di sicuro ho approfittato per godermi tutto ciò che mi mancava dello stare all'estero:

- colazione da Starbucks + vetrina con vista che fa tanto Fabio Volo;

- cucine da tutto il mondo quali parte integrante della vita quotidiana, lontani da slogan tipo "più polenta meno cous cous" come é accaduto qui da noi;

- massaggio cinese accompagnato da dialogo in lingua con la massaggiatrice (mi sono accorta che succede solo in Italia che i cinesi fingano di non capirti quando parli la loro lingua);

- quell'aria di internazionalità che qui proprio non trovo, nonostante le ondate di turisti che ogni giorno visitano il Colosseo.

Qualche cosa di casa però questa volta mi è anche mancata:

- il cielo azzurro, come a fine maggio dovrebbe essere;

- il cornetto e il capuccino, quelli veri;

- la frutta e la verdura, quelle che si comprano con la buccia e ancora un po' sporche di terra, non in vasetto, già affettate, e tanto carinamente quanto malsanamente esposte nel banco frigo del supermercato.

E questa volta sono stata contenta di tornare, convinta come sempre che viaggiare sia la cosa più bella che si possa fare nella vita.









venerdì 17 maggio 2013

Un anno in più

Un anno fa, pizzeria nel cuore di Shanghai. La cameriera cinese si stupiva di un italiano che ordinava "pizza without mozzarella cheese".
Quest'anno, ristorante cinese nel cuore di Roma. Il cameriere dagli occhi a mandorla ci porta ER menù, parlando romano meglio di me.

Un anno fa, tra i rooftop di Shanghai, aspettavamo la mezzanotte a ritmo di vodka lemon, ignari della vita che di lì a poco sarebbe nata dentro di me.
Quest'anno saranno mancati il roof top, il vodka lemon, la serata pazzerella, ma a mezzanotte, quei due occhioni che si sono uniti al nostro cin cin, hanno fatto la differenza.

Buon compleanno papà.




E i biscotti della fortuna non potevano essere più azzeccati.


mercoledì 15 maggio 2013

Gelosia canaglia. Come e quando recidere il cordone ombelicale.

"Io non sono una persona gelosa". Questo è quello che pensavo di me stessa prima di diventare madre.

Ma da quando è nato il cuccioletto, mi sono scoperta non solo gelosa, ma forse anche un po' possessiva.

Se al supermercato la signora di turno si ferma e mi tira la fascia per guardare il bimbo che dorme appeso a me come un koala, per poi esplodere in un "Omammaquant'èbello!", sono orgogliosa.

Se i miei genitori se lo spupazzano e lo ricoprono di frasi sceme dai toni ancora più scemi, li lascio fare, anche perchè vivendo in due città diverse lo vedono talmente poco che già mi sento in colpa per questo.

Ma il problema è con tutte le altre persone che gli sono più vicine della signora del supermercato e che mi sono geneticamente più lontane rispetto ai miei genitori.

Ad esempio, suoceri e parentado di vario tipo. Ovviamente tutti stravedono per lui, è l'unico bambino arrivato in famiglia per ora. Gli fanno mille versetti, discorsetti e sorrisetti. Ci sta. Ma lo chiamano "amore mio"...e io penso che no, è l'amore MIO. Lui contraccambia con sorrisi di vario tipo. Ma come, sorridi così a tutti?! allora i sorrisi che fai a me non sono perchè lo sai che io sono la tua mamma?!
E pensieri di questo tipo che sono sbagliati lo so, ma proprio mi vengono spontanei.

Se i nostri amici iniziano a scherzare sulla sua futura vita amorosa, io faccio eco con un "no amore, solo la mamma tu vero?!".

Per non parlare di come vorrei controllare tutto ciò che gli viene detto e come gli viene detto (e che ovviamente lui ancora non capisce), della serie che se si discosta anche solo un po' dal mio modello educativo ideale mi innervosisco, vorrei mettere il filtro a tutto, e fargli arrivare solo quello che voglio io.

Mia madre mi ha saggiamente ricordato che "non è una mia proprietà, per quanto piccolo sia, è comunque un individuo a se stante". E' assolutissimamente vero. Avrei dato lo stesso consiglio a qualsiasi amica. Vivere in simbiosi, alla lunga, nuoce sia a madre che a figlio.

Credo che la colpa di questo mio atteggiamento sia dovuta al fatto che sono figlia unica, e non sono mai stata abituata a condividere niente con nessuno, un gioco, un vestito, l'amore dei miei genitori. Imparare a condividere le attenzioni di un figlio non è così immediato.

Ma mi chiedo: quando è che una madre, che passa 24 ore a completa disposizione del suo cucciolo, spesso in casa sola con lui, che allattandolo è per mesi la sua unica fonte di sostentamento, riesce a recidere il cordone ombelicale e a considerare il figlio un'identità separata da se?

Sono io ad essere particolarmente esagerata o è capitato anche a voi?





martedì 14 maggio 2013

Riflessioni di un week end in campagna

Per noi il week end si conta con +1 rispetto al week end tradizionale, nel senso che per noi i giorni di riposo sono la domenica e il lunedì.

Questo week end siamo stati nella casa in campagna di amici, a due passi dal mare. In realtà al mare non ci siamo stati molto, causa vento troppo forte per il cucciolo. Ma abbiamo fatto colazione in giardino, raccolto la frutta dagli alberi, preparato un fantastico barbeque con tante cose buone. Due fantastiche giornate immersi nella natura.

E mi sono trovata a riflettere.

Per me che in campagna ci sono nata e vissuta per oltre 20 anni, la frutta dagli alberi e le grigliate all'aperto erano all'ordine del giorno, e nemmeno ci davo importanza. Anzi, quei posti mi sono sempre stati stretti, avrei sempre preferito vivere tra gli stimoli e le opportunità che offrono le grandi città.

E ora invece mi ritrovo nella parte di quella che "il week end in campagna per fuggire dal caos di Roma". Un po' mi viene da ridere.

Più che fuggire per me si tratta di ritrovare la vecchia me, quella prima di un figlio, di una convivenza, di tante esperienze all'estero. Quella adolescente o bambina che passava le giornate tra gli animali che i nonni allevavano. E mi rendo conto di quanto sia stata fortunata. Mi ritornano in mente le parole di mia madre che mi parlava di "quei bambini che devono aspettare che i genitori li accompagnino al parco per poter giocare all'aperto". Io che di quei bambini non ne conoscevo nemmeno uno, ora penso che probabilmente mio figlio sarà uno di loro.

Ma sono estremamente convinta di quanto sia importante vivere a contatto con la natura, di quanto faccia bene al corpo e allo spirito. E di come ciò contribuisca a trasmetterci valori e principi che ci accompagnano per tutta la vita.

E non voglio privare mio figlio di tutto questo. Al contrario, vorrei dargli la possibilità di giocare tra gli animali, nascondersi tra le spighe, lanciare un sasso nel fiume. Perchè sappia apprezzare la semplicità e ricercarla ad ogni fuga dal caos della vita.




venerdì 10 maggio 2013

Semplicemente Cina

Non posso non parlare di me senza parlare di Cina.
Per tutto quello che mi ha dato, che mi ha insegnato e che mi ha fatto vivere.
Quando mi sono iscritta a lingue orientali, ormai ben 9 anni fa, non avevo il minimo interesse per questo Paese, per me il cinese rappresentava semplicemente "la lingua del futuro" che mi avrebbe garantito un lavoro sicuro (ahahah, come no!).
La prima volta che ci ho messo piede, sono rimasta sconvolta, mi sembrava di aver studiato tutta un'altra lingua rispetto a quella parlata dagli autoctoni. Per non parlare di tutto il resto, del caos, della burocrazia, del traffico...avrei volentieri ripreso il primo aereo per tornare a casa!
Ed invece a poco a poco la Cina ha iniziato ad affascinarmi, con la sua cultura, la sua gente, i suoi paesaggi...ad ogni ritorno seguiva "il mal di Cina",  e l'Italia aveva sempre meno da offrire lavorativamente parlando, così ho deciso di tentar fortuna a Shanghai!
E li ho trascorso l'anno e mezzo più straordinario della mia vita, fatto di emozioni, colpi di scena, scoperte, vere e proprie avventure.
Ho lavorato con cinesi, per cinesi e contro cinesi;
ho avuto un training aziendale dentro una stanza frigorifera piena di cibo importato indossando vecchi cappotti dell'esercito cinese;
ho mangiato ogni sorta di cibo a cui ora non voglio neppure pensare, ma che so che se tornassi li ci ricascherei di nuovo perchè diciamocelo...era tutto terribilmente insano quanto terribilmente buono;
ho festeggiato l'anno del coniglio e poi l'anno del drago;
mi sono abbronzata al parco mentre attorno la gente si riparava dal sole con l'ombrello perché li più sei pallido più sei figo;
ho capito cosa significa sentirsi diversi, vivere in una società che considera le TUE abitudini quelle strane, dove sei tu lo straniero che "ruba il lavoro", perché l'avevano capito fin li che "Italia ora Berlusconi bu hao (non buono)";
ho provato la solitudine pur essendo circondata da persone da tutto il mondo, perchè a volte erano solamente le tre del mio paesello quelle di cui avevo bisogno;
ho incontrato la mia famiglia, e dentro o fuori dal pancione siamo tornati, tutti e tre.




mercoledì 8 maggio 2013

Auguri

A tutte coloro che ogni giorno è una nuova sfida e una nuova avventura.

Che vorrebbero guardarlo dormire, ma poi crollano accanto a lui.

Che quel primo pianto non lo scorderanno mai.

Che il mondo oltre il nido fa paura, ma spingono a volare.

Che nascondono ogni lacrima con un sorriso.

A lei che c'è sempre stata in ogni momento di questi 28 anni...ora capisco tutto.

E anche a me, quest'anno per la prima volta.

Auguri.






lunedì 6 maggio 2013

Le mille piccole cose

Dormire mi piace. Tanto. Ma ci sono mattine come questa in cui mi sveglio sperando sia già ora di alzarsi, anche se è presto e fuori piove. E non vedo l'ora di uscire dal letto, con la voglia di fare mille piccole cose. Godermi il mio piccolino e la mia vita da mamma.
Molte amiche mi chiedono spesso: "ma cosa fai tutto il giorno da sola con il bambino?". E ogni volta non so cosa rispondere.
Sorvolando sulla solita staffetta "latte-pannolino-canzoncine sceme-pulizie-pianto che interrompe qualsiasi cosa stia facendo", la nostra giornata assieme è fatta di tanti momenti, che non saprei raccontare, o che sembrerebbero noiosi a chi è immerso in ritmi quotidiani decisamente più frenetici. Ma sono proprio questi momenti a cui ora non saprei rinunciare, e che mi mancano quando qualcosa di diverso si inserisce nella nostra tranquilla routine. Io che la routine l'ho sempre odiata, ora mi alzo con la voglia di ripeterla di nuovo!

Buongiorno ;-)

venerdì 3 maggio 2013

Questione di prospettive

E' incredibile come riescano a cambiarti le prospettive una notte di sonno abbastanza riuscita e qualche capriccio in meno. Della serie che oggi il cucciolo ha imparato a stare tranquillo sul passeggino lasciandomi il tempo di lavare due piatti e fare una lavatrice. E' altrettanto incredibile come mi ritrovi a rallegrarmi per la possibilità di fare una lavatrice. Fino ad un anno fa avrei al massimo gioito per aver tempo di andare dall'estetista ;-).
Sta di fatto che oggi bastano queste due semplici cose e la complicità di una giornata di primavera per essere felice. E preparo una cena esotica al mio lui più grande mentre sorrido al mio lui più piccolo, meravigliandomi come ogni volta di quanto bello sia guardarlo dormire...

venerdì 15 marzo 2013

Nei panni di una mamma

Ho riaperto oggi la mia valigia azzurra ferma da troppo tempo, dove avevo messo a riposo tutti i vestiti che l'estate scorsa la pancetta in crescita mi aveva impedito di indossare (in realtà era solo pancia da secondo mese, ma a me sembrava già grande...chi immaginava quanto sarebbe cresciuta in seguito!).
Ed è stato come ritrovare una parte di me che un po' avevo dimenticato. Che olio di mandorle e pannolini avevano scavalcato. Messo in stand by. Chissà se anche cancellato.
La mia minigonna gialla, i miei short di jeans, quel vestitino nero che ci stava con tutto.
E' passato poco più di un anno, eppure sembra un'altra vita, un'altra me.
Se dopo la gravidanza il corpo di una donna torna come prima, è tutto il resto che cambia. Si perde. Si evolve.
E non parlo solo di abitudini, di stile di vita, di tempo per uscire. Cambia il mood, cambia la testa, cambiano i pensieri e le priorità. Forse cambia anche la sfrontatezza nel portarla, quella minigonna gialla.
E mi chiedo se dal di fuori questo cambiamento si veda, si percepisca.
O se invece sembro sempre io, solo con qualche occhiaia in più e un pargoletto in braccio.
O se questi siano solo deliri ormonali post-pancione e da allattamento in corso.

martedì 12 marzo 2013

Una nuova avventura

...e finalmente iniziamo questo blog! Nuova avventura, che si aggiunge alle altre appena iniziate: nuova città da scoprire, nuova casa da abitare, nuove amicizie da conoscere, nuovo tutto da iniziare...e soprattutto nuovo lavoro: fare la mamma al mio cucciolo appena nato! Una nuova me che si unisce alla vecchia me, creando chissà quale mix...staremo a vedere! Intanto...inizio a scrivere!

Tutta colpa della messa in piega

Nel gennaio 2011 iniziava la mia avventura a Shanghai. Decidevo di diventare parte della sempre più diffusa categoria dei cosiddetti "cervelli in fuga". O meglio, io ero in fuga. Il mio cervello cercava semplicemente di seguirmi.
Ma qualsiasi cervello, soprattutto se donna, prima o poi si ferma.
Per andare dal parrucchiere.
Entrai quindi nell'unico negozio di parrucchieri italiani di Shanghai. Romani per la precisione.
E fu così che conobbi Ilmioparrucchiere.
Un taglio ai capelli, un taglio al passato, un taglio ad alcuni lati di me che poco mi piacevano.
E taglia che ti ritaglia, ben presto venne il momento di cucire. E cucimmo un'amicizia che in breve si fece sempre meno amichevole e sempre più "con qual qualcosa in più". Cene, serate, viaggi a volte al limite dell'assurdo a volte semplicemente fantastici, convivenza.
E dopo un anno tanto breve quanto intenso, dai due poli opposti del mondo, scoprivamo di essere in tre. E ci ricongiungevamo, in quella che è una sorta di "terra di mezzo" tra le nostre due città del cuore.
Eccomi quindi ora in Italia, che non manca occasione di ricordarmi il perché da qui i cervelli fuggono. Ma questa volta con tre ottimi motivi per restare: un cucciolo che dorme tra le mie braccia, un fidanzato,  ed un taglio di capelli assolutamente perfetto! ;)